“A rischio 6 mila posti”. Le ragioni del no di BancoBpm a UniCredit:

“A rischio 6 mila posti”. Le ragioni del no di BancoBpm a UniCredit:© Shutterstock

La posizione presa dall’amministratore delegato di BancoBpm, Giuseppe Castagna, rispetto alla proposta di scambio avanzata da UniCredit è piuttosto netta. Il Ceo ha firmato un documento spedito ai lavoratori dell’istituto di credito in cui sottolinea i messaggi già veicolati dal Consiglio di Amministrazione nel bocciare, all’unanimità e in via preliminare, l’azione dell’altro istituto.

Oltre alle modalità definite come “inusuali”, vengono ora evidenziati i rischi legati alle questioni occupazionali. L’incorporazione delle due banche, stando alle previsioni di UniCredit, costerebbe attorno ai 900 milioni, pari a “oltre un terzo della base costi” di BancoBpm. “Significherebbe tagli al personale di oltre 6 mila colleghe e colleghi”, scrive Castagna.

UniCredit inoltre dà alle azioni di BancoBpm un valore di 6,65 euro contro i 7 euro attuali: secondo Castagna, questa stima non riflette “in alcun modo la redditività e l’ulteriore potenziale di creazione di valore per gli azionisti Banco Bpm”, che ambisce a essere ancora una “grande banca autonoma”, intendendo evitare di “diventare oggetto di operazioni che non tengono in alcun conto il valore espresso dalla nostra banca oggi e, ancora di più, nel futuro prossimo”.

Una soluzione potrebbe essere mettere in atto una strategia che crei valore e spinga Unicredit a considerare un rilancio dell’offerta. La strada più semplice, secondo gli analisti, sarebbe quella di un’alleanza con i soci francesi del Credit Agricole, che tra l’altro potrebbero tentare a loro volta una contro-Opa. Un’altra via ancora sarebbe un’asse Unipol-Bper oppure una sinergia con Mps. “L’Abi non è parte in queste vicende. A decidere sono il mercato e le autorità di vigilanza europee”, ha dichiarato intanto il presidente dell’Abi Antonio Patuelli. Il risiko bancario continua.

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