Fibra, la Rete veloce c’è. Ma gli italiani non la vogliono

La copertura arriverà presto al 50% del territorio, ma gli operatori denunciano la lentissima crescita degli abbonamenti

La fibra ottica è sempre più diffusa in Italia: quasi il 50 per cento degli italiani ha la possibilità di abbonarsi, e navigare così in Rete nella massima velocità ed efficienza. Peccato che gli italiani non sembrino per ora manifestare un grande interesse per la questione, e che solo una famiglia su 10 abbia deciso di investire sulla banda larga.

GLI INVESTIMENTI. La questione emerge dai dati diffusi dagli stessi operatori di Internet attivi nel nostro Paese, che denunciano una situazione sconfortante. Tim, che ha raggiunto il 44% di copertura sulle unità immobiliari, resta ferma ad appena 800 mila abbonati alla fibra, solo un 11% di coloro che sono raggiunti dagli impianti; la percentuale denunciata da Fastweb è molto simile, solo il 10% degli utenti risulta abbonato. Questo a discapito dei grossi investimenti infrastrutturali che gli operatori di settore stanno portando avanti per avvicinarsi alla media europea, che è pari al 70% di copertura, con lo scopo di ridurre progressivamente il divario.

ABBONAMENTI IN STALLO. Secondo Agcom gli abbonati aumentano, certo, ma ad un ritmo decisamente inferiore rispetto alla crescita delle infrastrutture: con il ritmo attuale, pari a 200 mila nuovi abbonati ogni tre mesi (come risulta dalla crescita nel numero di connessi ra dicembre 2014 e settembre 2015), si potrà arrivare nel mese in corso ad un massimo di 2 milioni di utenti, pari ad appena un decimo delle unità immobiliari e un quinto di quelle effettivamente coperte dalla fibra. Perché gli italiani, dunque, non dimostrano interesse per la Rete veloce? Non sembra che il problema siano i prezzi: quelli iyaliani sono, secondo le stime, al di sotto della media europea e, comunque, la differenza di prezzo tra gli abbonamenti alla banda larga più economici (quelli offerti da Wind, che costano 24,95 euro al mese) e gli abbonamenti Adsl più convenienti (sempre targati Wind oppure di Tiscali, a 19,95 euro al mese) è pari ad appena 5 euro.

INCENTIVARE GLI INVESTIMENTI. Se la questione non riguarda il prezzo, il problema sembra dunque attribuibile alla scarsa attrattiva che la fibra ottica riesce ad avere sugli utenti italiani. I nostri internauti, infatti, non dispongono di grossi incentivi all’investimento sulla banda larga: pochi sono infatti i contenuti accessibili che possano convincere gli utenti a spendere qualche euro in più per dotarsi di una Rete davvero efficiente. I servizi, specie quelli di televisione in streaming (Netflix, Cubovision, Sky, Infinity e la novità Netflix), che potrebbero invogliare gli abbonati sono tutt’ora frammentari, e la loro offerta è decisamente più scarsa di quella di cui si gode nel resto dell’Europa, e stenta a crescere. Inoltre, l’Italia soffre da sempre di una certa arretratezza tecnologica: secondo Audiweb solo la metà degli italiani accede a Internet almeno una volta al mese. Si spera che il lavoro di semplificazione e digitalizzazione della Pubblica Amministrazione possa incentivare l’interesse degli utenti italiani per il web; intanto, gli operatori di Internet invocano una legislazione più morbida ed efficace che possa stimolare il mercato degli internet video, liberandolo dall’ombra degli operatori televisivi e dei loro interessi.

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