Alzi la mano chi ancora, nel 2015, non ha un profilo Facebook. Ogni giorni oltre 890 milioni di persone nel mondo si collegano alla creatura di Mark Zuckerberg da pc, tablet o cellulari, e sono tutti potenziali consumatori, che attraverso i mi piace vengono di fatto segmentati per caratteristiche sociodemografiche e interessi. Un patrimonio importantissimo, che può fare la fortuna delle piccole e medie Imprese italiane, come emerge dall’incontro di Roma organizzato dal ministero dello Sviluppo economico che ha raccolto tutti i numeri sul social network più famoso del mondo. Che, lo scorso anno, ha avuto un impatto sull’economia globale di circa 227 miliardi di dollari. SOLDI E LAVORO. Di questi, 6 sono stati generati in Italia (un miliardo in meno di Francia Germania e 2 in più della Spagna). E in tutto il mondo, emerge da uno studio commissionato a Deloitte, Facebook ha contribuito sempre nel corso del 2014 a creare ben 4,5 milioni di posti di lavoro. Nel nostro paese, lo scorso anno, sarebbero state 70mila le persone occupate grazie a Zuckerberg e soci; di questi circa la metà nelle attività di marketing e advertising, mentre gli altri tra creazione di app e altri servizi, oltre alla spinta all’acquisto di device o connessioni internet. Un impatto significativo e soprattutto in crescita costante, visto che tre anni prima era stimato in 2,5 miliardi nel nostro Paese, per 34mila posti di lavoro. «Un impatto che può crescere ancora in futuro – afferma Luca Colombo, country manager Italia – se aumenterà l’accesso degli italiani a internet che è ancora basso, e se l’avvento della banda larga accrescerà la capacità di connessione soprattutto di chi utilizza device mobili».
L’OPPORTUNITÁ PER LE PMI. Ma al di là di questi effetti “diretti”, Facebook può trasformarsi trasformarsi in una infrastruttura capace di supportare le Pmi meno legate al settore, anche nelle loro incursioni sui mercati esteri. Nel corso dell’incontro al ministero di è ad esempio preso in esame il caso dell’azienda Fiorin arredamenti: «Grazie a una campagna fatta sui social anche in altre lingue – avverte Mattia Fiorin, chief information officer – abbiamo moltiplicato ordinativi e fatturato e ora ho assunto una persona che si occupa di seguire questa attività su Facebook». «Per le aziende più piccole – aggiunge Alessandro Micheli, presidente giovani Confcommercio – è ormai obbligatorio che a fianco della vetrina sul marciapiede ci sia anche quella sul web».
«I dati della ricerca» – ha infine concluso il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi – « confermano che l’utilizzo dei social media contribuisce a migliorare produttività e a creare nuovi posti di lavoro. Gli oltre 10.000 nuovi occupati nelle Pmi rappresentano un elemento di assoluto rilievo per un Paese con l’Italia dove la disoccupazione giovanile è fattore di grande preoccupazione».
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