Forse siamo alla resa dei conti. Oggi, infatti, tutti i ministri dell’economia dei ventotto Paesi dell’Unione Europea sono riuniti a Bruxelles per l’Ecofin (Consiglio di economia e finanza) e forse prenderanno finalmente una decisione in merito alla cosiddetta “web tax”, l’imposta sui servizi digitali offerti in Europa da società come Google, Apple, Facebook, Amazon e altre (i cosiddetti Gafa). Sono ormai diversi mesi che la questione sta tenendo banco, ma a oggi i dettagli non sono ancora stati stabiliti. Del resto, sebbene la Ue abbia presentato il testo relativo alla misura già a marzo, diversi Stati hanno opposto resistenza. Molto reticenti sono per esempio Irlanda e Olanda, territori in cui le grandi aziende hi tech si stanno radicando sempre più, anche grazie alle grosse agevolazioni fiscali. Ovvio che la loro adesione alla nuova direttiva europea non li metterebbe sotto una buona luce dal punto di vista dei Gafa. E, infatti, 16 big del mondo della tecnologia hanno già firmato un documento congiunto dove esprimono “preoccupazione” per la nuova tassa.
Ma che cosa prevede nel dettaglio la web tax? Nel testo dell’Unione europea si parla di un prelievo fiscale del 3% sui ricavi provenienti da servizi di pubblicità e dalla rivendita di dati personali. Ma l’imposta non riguarderà tutte le aziende che si occupano di digitale. Saranno colpite solo le compagnie con un fatturato globale annuo superiore a 750 milioni di euro e a 50 milioni di euro nella sola Europa. Lo scopo è creare un maggiore legame tra il luogo in cui gli utili sono realizzati e quello in cui vengono tassati. Esattamente come succede per altre aziende non digitali, tassate oggi mediamente al 23% in tutta Europa. Teoricamente, la misura dovrebbe entrare in vigore nel 2019, ma spetta a ogni Paese dell’Unione studiare i decreti attuativi per fare sì che questo termine venga rispettato.
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