Stabilità, arriva il sì (con riserva) della Ue

La Commissione europea rinvia l’approvazione della bozza a primavera. Tra i rischi paventati, la non compatibilità con il Patto di stabilità e di crescita

La Commissione Europa rinvia a primavera 2016 l’approvazione della bozza della legge di Stabilità. A impensierire è «il rischio di non compatibilità con le disposizioni del Patto di stabilità e di crescita», come si legge nella nota diffusa da Bruxelles. Tra i richiami evidenziati spicca, in particolare, il picco del 132,8% del Pil per il debito pubblico Italiano. A Bruxelles si teme inoltre che non si riesca ad abbassare la percentuale al 131,4% nel 2016 come ventilato. A influire sarebbero il «peggioramento della previsione di crescita, minori introiti da privatizzazioni e inflazione più bassa».

Non solo. Per la Commissione nel 2016 esisterebbe il rischio di una «significativa deviazione al percorso di aggiustamento richiesto verso gli obiettivi di medio termine, soprattutto in connessione con la valutazione del prossimo programma di stabilità». Il sospetto dunque è che la deviazione, già in atto nel 2015, possa diventare importante a partire dall’anno prossimo quando il debito dovrebbe, secondo le richieste europee, attestarsi all’1,8% del Pil. Stando a quanto riportato dalla legge di Stabilità, nel 2016 il deficit sarà invece del 2,2%, che diventa 2,3% secondo le stime Ue.

SE NE RIPARLA A PRIMAVERA. Tuttavia la Commissione Europea si è riservata di rinviare il giudizio a primavera, poiché l’eventuale concessione delle clausole di flessibilità richieste da Matteo Renzi e dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, insieme alle attuazione delle riforme, potrebbero contribuire a dare vita a un differente scenario, nonché al contestuale raggiungimento degli obiettivi di deficit. Tuttavia l’Italia resta un sorvegliato speciale: «La Commissione continuerà a monitorare da vicino la convergenza con gli obblighi del Patto, in particolare in connessione con la valutazione del prossimo programma di stabilità», scrive Bruxelles.

Molti inoltre i richiami europei: la Commissione critica l’abolizione della Tasi, così come l’assenza di una riforma dei valori catastali e di un intervento concreto per razionalizzare le spese fiscali. «L’abrogazione dell’imposta di proprietà sulle residenze primarie non è in linea con l’obiettivo di raggiungere una struttura fiscale più efficiente spostando la tassazione dai fattori produttivi alla proprietà», si legge nel giudizio. «Non sono state attuate nell’attuale legge né sono attesi nel futuro immediato una riforma dei valori catastali né un’azione concreta per razionalizzare le spese fiscali».

LA REPLICA. Sull’argomento, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan commenta: «Il bilancio 2016 è stato costruito in modo coerente con il Patto di stabilità e crescita. La comunicazione sulla flessibilità della Commissione ha lo scopo di incentivare investimenti e riforme strutturali che l’Italia sta cogliendo».

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