Paradisi fiscali, l’Ue pronta a inserire nella lista nera Bermuda e Oman

Italia ed Estonia dicono no all’inserimento degli Emirati arabi uniti e propongono di aspettare ancora qualche mese

L’Unione europea continua la sua personale lotta all’evasione fiscale. È atteso per questi giorni, infatti, l’aggiornamento della “lista nera” dei paradisi fiscali, introdotta alla fine del 2017 proprio per contrastare gli abusi fiscali e per segnalare le giurisdizioni non cooperative ai fini fiscali. Stando alle prime indiscrezioni, fra i Paesi che “non hanno assunto impegni sufficienti in risposta alle preoccupazioni” comunitarie sulla capacità di applicare il Fisco in maniera trasparente verranno inserite sicuramente le Bermuda e quasi certamente Barbados, Oman e altri Stati dei Caraibi e del Pacifico. Pare ancora incerta, invece, la sorte degli Emirati arabi uniti: Italia ed Estonia, infatti, sarebbero contrarie al loro inserimento e, stando ai rumors, avrebbero proposto di aspettare ancora qualche mese, così che la federazione di emirati abbia il tempo di approvare regole fiscali conformi agli standard europei.

La lista dei paradisi fiscali rischia di avere illustri assenze

L’Ong Oxfam, che da tempo opera nel campo della trasparenza fiscale, si è detta preoccupata perché le pressioni economiche e politiche potrebbero interferire sulle scelte operative dell’Unione europea. “All’Ue va indubbiamente riconosciuto un certo grado di audacia per aver voluto stabilire una lista nera di paradisi fiscali come parte della propria agenda di lotta contro gli abusi fiscali. Tuttavia, il processo di blacklisting rischia di produrre un risultato debole, soprattutto se al prossimo Ecofin i governi Ue annunciassero una lista nera rivista, con alcune illustri assenze” ha commentato Mikhail Maslennikov, policy advisor sulla giustizia fiscale di Oxfam Italia. Secondo l’Organizzazione non governativa, non poche giurisdizioni potrebbero essere salvate. Quali? Bahamas, Bermuda, Guernsey, Hong Kong, Isole Cayman, Isola di Man, Isole Vergini Britanniche, Jersey e Panama. Con ripercussioni importanti. Stando a un’analisi della stessa Oxfam, infatti, solo nel 2015 Italia, Francia, Spagna e Germania hanno perso un gettito fiscale di circa 35,1 miliardi di euro, che è finito per l’80% in Olanda, Lussemburgo e Irlanda grazie ad operazioni sofisticate di spostamento dei profitti. “Per l’Italia l’ammanco fiscale si attesta intorno a 6,5 miliardi di euro: una cifra che, se reinvestita nel bilancio sanitario, avrebbe potuto portare a una riduzione fino al 18% della spesa medica out-of-pocket delle famiglie italiane (al netto delle detrazioni)” ha spiegato l’organizzazione.

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