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Occupazione: a rischio oltre il 10% dei lavoratori delle pmi

L’analisi della Fondazione studi Consulenti del lavoro sui dipendenti delle piccole e medie imprese italiane. In peggioramento anche le previsioni per il lavoro autonomo

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Sarà un 2021 critico sul fronte dell’occupazione. Con lo sblocco dei licenziamenti, si rischia di vedere sfumare più del 10% dei posti di lavoro delle pmi da inizio 2020. È quanto emerge dal secondo rapporto di monitoraggio sulla crisi da Covid-19 elaborato dalla Fondazione studi Consulenti del lavoro a partire dalle risposte di una base di oltre 3 mila iscritti all’Ordine, che dall’inizio dell’emergenza stanno assistendo imprese per lo più di medie e piccole dimensioni e lavoratori nelle loro attività, a partire dal supporto nell’accesso agli strumenti di sostegno al reddito.

In base alle analisi della Fondazione, c’è più fiducia sulla ripresa economica: le imprese ritorneranno ai livelli di fatturato precrisi entro il 2022 (la pensa così il 69,2% contro il 53,2% degli intervistati a ottobre); ma gli organici delle pmi potrebbero ridursi mediamente dell’11,7% (anche se il 22,2% degli intervistati pensa che la riduzione sarà tra il 10% e il 14% mentre il 6,8% di loro individua un valore uguale o superiore al 25%). Stando alle risposte dei Consulenti del lavoro, il grosso delle perdite si registrerà nel settore degli alloggi e della ristorazione, che secondo la metà degli intervistati (49,3%) subirà una riduzione degli organici aziendali superiore al 15% mentre per il 26,7% compresa tra il 10% e 15%, seguito, a distanza, dal commercio, con organici previsti in fortissima (più del 15%) e forte (tra 10% e 15%) riduzione rispettivamente dal 25,9% e 29,2% degli intervistati e infine i servizi ricreativi, culturali e sportivi, per cui le previsioni oscillano tra la fortissima (27,7%) e forte (25,4%) contrazione.

Un capitolo a parte merita lo scenario di peggioramento delle previsioni sul lavoro autonomo. Un universo – composto da imprenditori, artigiani, commercianti, professionisti e partite Iva – che in questi mesi ha pagato un prezzo pesante per effetto della crisi, ma che rischia in prospettiva di vedere assottigliarsi ancora di più le proprie fila: rispetto ad inizio anno, i Consulenti del lavoro stimano che la riduzione media delle attività in proprio prodotta dalla pandemia sarà del 14,6%, mentre a ottobre il dato si collocava al 13,6%. Con il nuovo anno e l’orizzonte di un ritorno graduale alla normalità, grazie alle prospettive aperte dai vaccini, le aziende avranno come principale obiettivo il recupero e l’innalzamento dei livelli di produttività, e la ricostruzione di un clima di lavoro sereno all’interno delle strutture. Così la pensa più della metà degli interpellati, che individua come prioritari i due obiettivi (li giudica a priorità elevata e molto elevata rispettivamente il 62,4% e 55,6% dei rispondenti); ma anche la riorganizzazione interna dei processi lavorativi rivestirà un ruolo importante nell’orientare le strategie aziendali sulle risorse umane (51,9%).

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Foto di SnapwireSnaps da Pixabay