I dati saranno presentati prossimamente, ma una cosa è certa: il 2024 non è stato un anno semplice per l’industria alimentare. Il problema principale sta nei rincari delle materie prime, alcune delle quali hanno raggiunto i massimi storici. E se da gli aumenti di prezzo erano stati abbondantemente previsti per alcuni prodotti, per altri è stata sostanzialmente una sorpresa.
A fornire il quadro completo è Areté, intelligence company di agri-food, che ha raccolto dati e stilato previsioni sui mercati delle materie prime insieme a UnionFood. Confermati i record del cacao (aumentato del 48% tra gennaio e settembre) e del caffè (aumentato dell’83%), ma a sorprendere è stato il burro, che ha toccato gli 8,50 euro/kg a fine settembre e sta registrando un aumento del 50% dall’inizio dell’anno.
Guardando nel dettaglio, per quanto riguarda il caffè le categorie robusta e arabica hanno raggiunto valori rispettivamente del +80% e del +57% rispetto allo stesso periodo del 2023: aumenti impressionanti, legati all’incertezza climatica che sta impattando sui raccolti in Brasile e Vietnam. Il cambiamento climatico “giustifica” anche l’aumento dei costi del cacao, mentre per il burro le cose stanno in modo leggermente diverso.
Come spiega su Il Sole 24 Ore l’ad di Areté Enrica Gentile, «la produzione di latte è di fronte ormai a un calo strutturale e la responsabilità va cercata nelle politiche della Ue per la progressiva riduzione del numero dei capi di bovini, ritenuti inquinanti». Infatti, se il calo dei capi era inizialmente compensato dall’aumento delle rese, ora non è più così: diminuisce anche il latte, e la scarsa disponibilità lascia poco margine per aumentare le trasformazioni, cosa che colpisce in particolare il burro, meno remunerativo dei formaggi.
Sembrano destinati ad aumentare anche i costi degli oli vegetali: olio di palma e olio di girasole hanno già costi più elevati, anche per via del fatto che la produzione mondiale di questi oli sta rallentando. Crescita dei costi in previsione anche per la frutta secca: mandorle, noci americane, nocciole italiane e anacardi del Vietnam hanno già intrapreso da metà anno un trend rialzista.
Al contrario, dopo mesi di picco dovrebbe scendere il prezzo dell’olio d’oliva e ci sono buone prospettive anche per i legumi, che negli ultimi sei mesi hanno visto i prezzi scendere fra il 30 e il 40%. «Veniamo da un anno che per alcune materie prime è stato molto complesso – conclude Enrica Gentile – e molto dipenderà dall’andamento meteo, che è sempre più imprevedibile, e dalle scorte, che ancora non sono state ricostituite».
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