La Svizzera economia più competitiva al mondo. Italia 49esima

Per il sesto anno consecutivo la Confederazione conquista la testa della classifica stilata ogni anno dal World Economic Forum. Italia penalizzata dalla rigidità del mercato del lavoro e dalle mancate riforme

Nonostante la crescita zero registrata nel secondo trimestre di quest’anno, il The Global Competitiveness Report 2014 – 2015 del World Economic Forum conferma la Svizzera come l’economia più competitiva al mondo. A garantirle per il sesto anno consecutivo questo primato sono la trasparenza delle istituzioni, la capacità di ricerca e innovazione, il buon livello della cooperazione tra pubblico e privato e l’efficacia del mondo del lavoro. Quest’anno, però, la conferma è accompagnata dal monito a non cedere alle tentazioni populiste con un chiarissimo riferimento al referendum dello scorso febbraio, che ha introdotto nuove limitazioni all’accesso di immigrati al mercato del lavoro. Il rischio, sottolinea il Wef, è che in futuro si verifichino ripercussioni negative (che per il momento, tuttavia, non ci sono state – Ndr.) soprattutto per quanto riguarda la possibilità delle imprese di reperire personale in possesso dei desiderati livelli di competenza.

Nella top ten stilata dal Wef, Singapore mantiene la seconda posizione, mentre gli Usa salgono al terzo posto scavalcando Finlandia e Germania, che slittano di una posizione finendo, rispettivamente, quarta e quinta. Sesto il Giappone, che lo scorso anno era nono. In lieve risalita anche la Gran Bretagna che passa dalla decima alla nona posizione.

Per trovare l’Italia occorre scorrere la classifica fino al 49esimo posto. Il rapporto del Wef offre un’analisi abbastanza puntuale delle ragioni per cui il nostro Paese non è riuscito a migliorare il proprio posizionamento rispetto allo scorso anno. Secondo l’organismo internazionale, l’Italia è stata penalizzata dalla scarsa efficienza dei suoi governi (rispetto a questo parametro si trova al 143esimo posto), dalla rigidità del mercato del lavoro (i136esima), che incide negativamente sulla possibilità di creare nuovi posti di lavoro, e dalla difficoltà delle imprese ad accedere ai finanziamenti (139esima) che, insieme alla rilevante pressione fiscale (134esima), si traduce in una maggiore difficoltà a investire. Nel rapporto del Wef si osserva tra l’altro che se il nostro Paese riuscisse ad attuare le riforme, avrebbe la possibilità di sfruttare al meglio il suo potenziale in termini di capacità innovativa e di valore della sua imprenditoria.

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