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Italia energia dipendente, il 90% arriva dall’estero

L’ondata di gelo siberiana ha messo in crisi l’approvvigionamento energetico del nostro Paese che non può fare a meno di Algeria e Russia. Costato (Confindustria): “Servono altri rigassificatori”

Le gelate e la neve di questi giorni, che sta mettendo in crisi soprattutto i trasporti nel centro-sud Italia, ha evidenziato anche la fragilità di un sistema di approvvigionamento energetico che, ancora oggi, dipende per buona parte dall’estero. Il calo dei flussi di gas in arrivo dalla Russia, i problemi collegati al rigassificatore di Rovigo (dove le navi faticano a ormeggiare a causa del mare grosso) e il picco di consumi hanno messo in ginocchio il sistema al punto da costringere governo e operatori a correre ai ripari. Per salvaguardare le famiglie italiane il Comitato di emergenza riunito al ministero dello Sviluppo economico ha dato il via libera alla messa in esercizio delle centrali a olio combustibile e ai distacchi programmati ad alcune aziende industriali (quelle che a fronte di riduzioni tariffarie sono disposte ai distacchi di energia). La situazione, come sottolineato dall’ad Eni, Paolo Scaroni, dovrebbe tranquillizzarsi nel weekend, anche se bisognerà valutare il comportamento dei russi di Gazprom che continuano a esportare meno gas di quanto programmato (in questi giorni Eni ha aumentato le importazioni da Algeria e Nord Europa).ENERGIA DIPENDENTI. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera l’Italia in energia dipende al 90% dall’estero; copre il 40% dei suoi bisogni civili e industriali con il gas naturale e con un altro 40% con il petrolio. “Un’occhiata alla mappa dei gasdotti e alle rotte marittime interessate permette di comprendere la situazione più di mille parole – sulla versione online del quotidiano – Le arterie principali che nutrono la fame di energia dell’ottava economia del mondo arrivano da Algeria e Russia. L’interruzione totale di una sola delle due metterebbe in ginocchio il sistema di approvvigionamento”. Il problema dell’Italia, come sottolineato dal vice presidente di Confindustria, Antonio Costato, è la poca diversificazione. Per quanto riguarda il gas, “bisogna aumentare gli accessi” e prendersi così “una protezione” da eventuali situazioni straordinarie. A margine di un incontro degli imprenditori triveneti Costato ha ricordato che il rigassificatore di Rovigo “copre il 10% del fabbisogno nazionale ed è già alla saturazione, precisamente al 98%. Per cui occorre che siano gli altri a realizzare i rigassificatori necessari, in modo da svincolarsi dalla dipendenza dall’estero. Oggi ne abbiamo soltanto due, quello grande di Rovigo e quello piccolo di Panigaglia”.

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