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Innovazione: il 70% delle aziende italiane a rischio disruption

Un’indagine Idc ha messo a confronto 600 digital leader di grandi realtà del nostro Paese sui trend dell’innovazione digitale: la nostra creatività è un grande valore aggiunto, ma la poca propensione al rischio e l’incapacità di accettare i fallimenti restano fattori a freno

Il 70% delle aziende sono a rischio disruption, ovvero rischiano di vedere il proprio business messo in crisi dall’innovazione digitale. È quanto emerge da una recente indagine condotta da Idc su un campione di 600 digital leader di grandi aziende del nostro Paese. Coloro che hanno partecipato al sondaggio, realizzato in occasione di tre eventi tra Milano e Roma in nell’ambito dell’iniziativa Digital Leaders Crossroad di Sap Italia, hanno evidenziato come anche in Italia emerga forte la consapevolezza da parte dei manager aziendali coinvolti nei programmi d’innovazione del profondo cambiamento della società e dei meccanismi economici, e quindi della necessità e dell’urgenza di trasformare i propri processi e modelli di business per rispondere alla rivoluzione digitale.

Innovazione digitale: la risposta delle aziende italiane

Come intendono reagire i manager italiani a questa sfida? Introducendo scenari di trasformazione del modello di business a diverse velocità: chi puntando a iniziative disruptive a forte impatto (10%), chi preferendo strategie più graduali di innovazione (42%). La maggior parte (60%) andrà a innovare prodotti e servizi, un quarto (26%) il modello aziendale od organizzativo.

Nuove capacità e velocità sono poi oggi richieste alle aziende e alle istituzioni per misurarsi con il consumatore digitale e dare nuovo valore alla relazione con clienti, utenti e cittadini. Il 48% dei digital leader italiani, infatti, non ritiene che il ritmo con cui si innova sia adeguato ai cambiamenti del mercato. Per cambiare marcia, questi manager segnalano la valenza del paradigma data-centrico (il 30% svilupperà prodotti e servizi più adeguati alle esigenze dei clienti/utenti valorizzando i dati in modo sistematico), prevedono più investimenti in tecnologie innovative quali IoT, Intelligenza Artificiale/Machine Learning, Robotica… (37%) e soprattutto attribuiscono grande importanza a competenze, attitudini e talenti nell’ambito dell’innovazione. Spicca, in questa direzione, il valore dato a modelli partecipativi delle persone ai processi di innovazione: il 67% dei digital leader ritiene infatti strategico coinvolgere dipendenti e collaboratori come parte attiva nell’innovazione aziendale.

Infine, nelle imprese italiane c’è sempre più bisogno di attrezzarsi con contributi multipli e team estesi che abilitino un cambiamento sostenibile dei processi, dell’innovazione tecnologica e delle relazioni con l’ecosistema esterno – partner, università, startup… – per accelerare nuove forme di business.

La strada, insomma, è stata tracciata. La creatività italiana emerge come grande valore aggiunto, la poca propensione al rischio e l’incapacità di accettare i fallimenti, retaggi tipici della cultura aziendale italiana, restano come fattori a freno. Ma tutti i digital leader sono concordi che solo l’innovazione tecnologica potrà traghettare in modo competitivo le nostre imprese nel prossimo futuro.