In Italia gli stipendi aumentano (ma l’inflazione rovina tutto)

Secondo un’indagine Mercer le retribuzioni sono aumentate più che in altri Paesi europei, ma il nostro potere d’acquisto continua a ridursi

In base all’edizione di settembre dell’indagine Mercer Trs Quarterly Pulse Survey, che analizza i piani retributivi di 329 aziende multinazionali operanti in 69 paesi tra Europa, Medio Oriente e Africa, risulta che i dipendenti italiani – dagli operai agli impiegati, fino ai ruoli dirigenziali – registrano un incremento retributivo annuale medio del 3%. Si tratta di un dato molto elevato, se paragonato con l’aumento medio degli altri Paesi dell’Europa occidentale (circa il 2,7%), ma è di gran lunga inferiore se paragonato con quello di alcune regioni dell’Africa, del Medio Oriente e dell’Europa centrale e orientale.Tuttavia, benché l’incremento italiano sia tra i più elevati, si osserva che esso è stato gradualmente eroso dall’inflazione, passata da poco più dell’1% del 2009 al 2,8% del 2011. Ciò implica che, anche se i salari continuano a crescere, i dipendenti subiscono una riduzione del potere d’acquisto a causa dei prezzi elevati del carburante e delle materie prime, con una dinamica simile a quella rilevabile in altri mercati.Un altro aspetto dell’indagine è che la percentuale dei percettori di aumenti è progressivamente passata dal 30% del 2009 al 41% per quanto riguarda i quadri e al 60% e 75% rispettivamente per dirigenti e direttori con una sempre maggiore diluizione del budget di incremento; una dato che, sottolinea Mercer, evidenzia un “livellamento” per cui gli incrementi della retribuzione annua lorda (Ral) vengono riconosciuti con minore differenziazione a tutti i dipendenti. Questi dati prendono in considerazione esclusivamente la Ral. Nel recente passato, le aziende con budget molto contenuti si sono focalizzate nel migliorare la retribuzione base dei loro top performer al fine di assicurare la sopravvivenza dell’azienda. Adesso stanno cercando di venire incontro alle esigenze di tutti i dipendenti riconoscendo questi incrementi a una popolazione più ampia e stanno utilizzando in maniera crescente la retribuzione variabile e i benefit come leva per trattenere ed incentivare i top performer – sebbene vi siano ancora molte aziende che utilizzano i budget di incremento retributivo per premiare i loro performer più abili. Per la definizione dei budget 2012, le aziende italiane non hanno previsto tagli e hanno adottato un atteggiamento prudenziale di attesa, con la previsione di incrementi totali (Ccnl + Merito) della Ral dei propri dipendenti intorno al 3%, che appaiono piuttosto generosi rispetto alla “ottimistica” previsione di inflazione dell’1,6%. Allargando lo sguardo agli altri Paesi dell’area presa in considerazione dall’indagine, si rileva un quadro roseo in Europa orientale e centrale, in quanto gli incrementi retributivi previsti per il 2012 sono molto più elevati, intorno al 5,7% di media. In Africa è previsto un incremento compreso tra il 6,9% dell’Algeria e l’11% dell’Uganda, mentre in Medio Oriente la media è del 7,6%, con punte del 15% in Pakistan e del 10-13% nello Yemen, anche se in questa regione i lavoratori sono destinati a percepire incrementi relativamente modesti.

© Riproduzione riservata