Imprenditoria femminile: se decolla, il futuro dell’Italia può essere rosa

Nel nostro Paese, le aziende guidate dal cosiddetto "gentil sesso" sono 1,3 milioni. Ma potrebbero essere molte di più

C’è la questione meridionale e poi quella femminile. Da un po’ di anni, si parla di imprenditoria femminile e si dice che andrebbe incentivata, perché le speranze per una ripresa economica dell’Italia passano sia per il decollo del Sud ma anche per una maggiore presenza delle donne nel mondo del lavoro.

Imprenditoria femminile, quanto potrebbe valere

Attualmente, stima la fondazione Moressa, citata da Il Sole 24 Ore, il contributo delle donne al Pil italiano è più che importante: vale il 41,6% del Prodotto interno lordo nazionale, cioè poco più di 614 miliardi di euro. Davvero non male, considerando che fino a qualche decennio fa, non molti, si riteneva che le donne dovessero stare a casa. In questo, un po’ a causa della normale evoluzione del Paese e delle convenzioni sociali che in parte governano la società, un po’ a causa della crisi che ha reso necessario un reddito supplementare oltre a quello assicurato dal marito, in Italia le cose sono cambiate piuttosto velocemente.

Si potrebbe fare di più, sostiene la fondazione. Se si mettessero a lavorare 4 milioni delle 7 milioni di casalinghe italiane (che però, piccolo dettaglio, già lavorano a casa) ne conseguirebbe una spinta fenomenale per il Pil tricolore: 268 miliardi, cioè il 18% del Pil attuale. Parallelamente, salirebbe anche il tasso di occupazione femminile, che raggiungerebbe la media europea.

Future imprenditrici, una legge le aiuta

Per incentivare l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro e, ancor più precisamente, la nascita di imprese al femminile, una legge – la numero 215 del 1992, il cui titolo è “Azioni positive per l’imprenditoria femminile” – garantisce finanziamenti agevolati a quelle donne che volessero mettere in piedi, o lo avessero già fatto, un’impresa o una cooperativa. Le neo-imprenditrici potrebbero beneficiare di contributi a fondo perduto, agevolazioni e finanziamenti garantiti dallo Stato. I finanziamenti vengono erogati dal Mise, il ministero per lo sviluppo economico, o dalle regioni, nell’ambito dei Piani operativi regionali per l’imprenditoria femminile.

Il codice delle Pari Opportunità

La 215 rimane una sorta di faro anche se è stata in buona parte abrogata dal Codice delle Pari Opportunità, adottato nel 2006 (con il Decreto legislativo numero 198) in cui sono stati trasferiti tutti gli articoli dedicati alle azioni dirette al sostegno dell’imprenditoria femminile. Restano in vigore alcuni articoli della vecchia legge, come il numero 12, sulle iniziative delle regioni. In Italia, le imprese guidate da donne sono un milione e 300 mila.

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