Il ritorno dalle colonie: aziende Usa in fuga verso Londra

Il corporate tax rate britannico al 21% (contro il 39% americano) spinge le imprese al trasloco verso il Regno Unito. Danno da 3,8 miliardi di dollari per il Tesoro a stelle e strisce, Casa Bianca in allarme

«No taxation without representation». Il fisco inglese e il problema della rappresentanza furono alla base della guerra di indipendenza dei coloni americani dalla madre patria inglese.

Oltre tre secoli dopo, le aziende Usa navigano l’Atlantico al contrario per sfruttare la tassazione più favorevole a Londra e dintorni.

A denunciarlo è il Wall Street Journal che racconta questo fenomeno ormai dilagante. Alle grandi corporation conviene spostare la residenza fiscale nel Regno Unito: il tax rate per loro è al 21% contro il 39% a stelle e strisce.

Proprio come la Fiat in Italia, molte grandi aziende stanno scappando: la Pfizer ha mancato l’acquisto di AstraZeneca, ma AbbVie s’è presa l’irlandese Shire e ha potuto così trasferire la sede.

Ottenere il domicilio fiscale britannico è abbastanza semplice: bisogna tenere le riunioni in loco, domiciliare alcuni consiglieri e dimostrare che le decisioni importanti vengono prese in Gran Bretagna. E poi tra la Borsa e le infrastrutture, Londra offre tutto quello che un’azienda possa desiderare.

Sono state 20 le inversion di aziende Usa, otto dei quali verso lo Uk. Il segretario al Tesoro Jacob Lew ha denunciato la perdita per il budget federale di 3,8 miliardi di dollari (a fronte di un risparmio da 1 miliardo per le imprese) e medita novità legislative per ostacolare il procedimento.

Dal rapporto Doing Business, ricordiamo che l’Italia vanta un 65% di tassazione sulle imprese. Nel Regno Unito invece la fiscalità non supera il 34% “tutto compreso”, ben al di sotto della media Ocse del (41,3%).

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