In un’Europa ancora dipendente dai colossi americani del cloud computing, l’Italia prova a fare muro per difendere i propri dati pubblici strategici. È quanto emerge da un articolo pubblicato dal Sole 24 Ore di lunedì 26 maggio, che racconta di un continente a tre velocità sul fronte della sovranità digitale, con l’Italia tra i Paesi che hanno scelto la strada della centralizzazione e del controllo governativo.
A dominare il mercato globale sono Amazon, Microsoft e Google, che detengono il 65% delle quote e che continuano a espandere la propria rete di data center anche in Europa. Microsoft, ad esempio, ha annunciato un aumento del 40% della propria capacità di cloud computing nel continente, con l’obiettivo di superare i 200 data center in sedici Paesi entro due anni. Una presenza massiccia che desta preoccupazione soprattutto alla luce del Cloud Act, la legge statunitense del 2018 che obbliga i provider americani a consegnare alle autorità federali anche i dati conservati all’estero.
Tre modelli europei per il cloud sovrano: centralizzati, flessibili e assenti
Di fronte a questa realtà, l’Europa appare frammentata in tre approcci diversi. Il primo modello, cui appartiene l’Italia, è quello del cloud sovrano: un’infrastruttura unica, pubblica, sotto controllo statale. Lo condividono anche Francia, Germania, Estonia, Finlandia e Grecia. Un secondo gruppo – tra cui Irlanda, Olanda e Portogallo – adotta un modello “a geometria variabile”, con applicazione disomogenea delle linee guida nazionali. Infine, Paesi come Belgio, Spagna e Austria restano privi di una strategia organica, affidando ancora la gestione dei dati a logiche puramente tecniche e, spesso, a player extraeuropei.
La strategia italiana: sicurezza, crittografia e autonomia
Seppur partita in ritardo, l’Italia ha accelerato attraverso una Strategia nazionale cloud, elaborata dal dipartimento per la trasformazione digitale e dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Il cuore del progetto, si legge nell’articolo, è il Polo Strategico Nazionale (Psn), una società partecipata da Tim, Leonardo, Cassa Depositi e Prestiti e Sogei, che si avvale di quattro data center situati interamente sul territorio italiano. A rendere blindato il sistema, però, è la crittografia: un codice unico, riservato esclusivamente alla Pubblica amministrazione, garantisce l’accesso ai dati sensibili.
I grandi provider americani – comunque utilizzati per i servizi – non hanno visibilità sui dati, eliminando il rischio di ingerenze esterne attraverso il Cloud Act.
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