La «vecchia» Silicon Valley si ribella ai nuovi avventurieri

Google contro Uber: rubati i progetti per l'auto a guida autonoma. E Snapchat fallisce il primo test dopo l'Ipo

Non c’è pace per Uber. Dopo i pessimi numeri di bilancio, le polemiche sessiste e l’inchiesta Usa sull’utilizzo di un software anti-controlli, e mentre in Italia si attende di conoscere il destino di Uber Black e la corte Ue lo definisce un “servizio di trasporto” soggetto alle regole nazionali, stavolta ad accusare l’aziende è un “fratello maggiore” della Silicon Valley come Google. Big G accusa il servizio di noleggio del furto di segreti industriali sulla tecnologia di guida autonoma e presto potrebbe essere aperta un’inchiesta federale sull’accaduto.

La falla nella sicurezza sarebbe dovuta a un ex manager di Waymo, la società di Google che si occupa del programma di auto senza pilota, che avrebbe portato via 14 mila documenti riservati prima di lasciare il gruppo per poi aprire una sua società che è stata acquisita da Uber per 680 milioni di dollari. In attesa di capire gli sviluppo dell’azienda, scrive il Wall Street Journal, un giudice federale di San Francisco William Alsup avrebbe imposto lo stop temporaneo alla sperimentazione

NON SOLO UBER: ANCHE SNAPCHAT SOFFRE

Ma anche un altro pioniere della nuova generazione della Silicon Valley mostra le prime crepe. Si tratta di Snapchat che ha “fallito” il primo test dopo l’Ipo (qui l’avevamo un po’ anticipato). Nel primo trimestre 2017, la controllante Snap ha registrato una perdita di 2,21 miliardi di dollari, praticamente scontando tutti i costi della quotazione in Borsa. Per quanto riguarda il solo piano operativo, il rosso è stato di 188,2 milioni, in peggioramento da quella di 93,2 milioni dell’anno prima. Non proprio numeri da azienda valorizzata per 30 miliardi e così il titolo ha perso il 23% dall’inizio delle contrattazioni.

Pesa la concorrenza di Facebook che, pur avendo “copiato” le Stories, può vantare più utenti su Instagram (200 milioni) rispetto ai “nativi” di Snapchat (166 milioni). Persino WhatsApp, nonostante qualche disservizio, vanta “stati” da 175 milioni di utenti. La “vecchia” Silicon Valley non molla un centimetro.

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