Frode fiscale, Corte Ue: no alla prescrizione su reati gravi

I termini di estinzione dei reati possono essere ignorati qualora la frode rischi di rimanere impunita, andando anche a ledere gli interessi dell’Unione

In casi eccezionali, i giudici italiani possono disapplicare il regime della prescrizione: è la sentenza emessa dalla Corte di giustizia Ue, interpellata su un caso di frode Iva sullo champagne da milioni di euro, i cui imputati non sarebbero puniti perché a breve scatterebbe la prescrizione.

UN PARADOSSO LEGALE. Dall’analisi della Corte, è infatti emerso che spesso i termini di estinzione del reato sono così brevi da impedire, per legge, l’adeguata punizione dello stesso. Un vero e paradosso legale che finisce per ledere non solo l’Italia, ma anche gli interessi finanziari della stessa Unione europea, violando l’articolo 325 del trattato sul funzionamento dell’Ue. Da qui, la decisione della Corte: in tutti i casi dubbi si dovrà ricorrere alla Corte costituzionale per valutare se sia opportuno applicare o meno la normativa italiana, alla luce anche degli interessi di Bruxelles. Esattamente come ha fatto il tribunale di Cuneo che, davanti al suddetto caso di frode Iva, ha deciso di rivolgersi alla Corte di giustizia Ue, la quale ha stabilito che “il giudice italiano dovrà verificare se il diritto italiano consente di sanzionare in modo effettivo e dissuasivo i casi di frode grave che ledono gli interessi finanziari dell’Unione” e di “dare piena efficacia all’articolo 325″, anche “disapplicando, all’occorrenza, le norme sulla prescrizione controverse”.

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