Buone notizie per il l’export dei salumi italiani, soprattutto in un periodo in cui i consumi di questi prodotti del made in Italy all’interno dell’Unione europea subiscono un rallentamento. Da oggi, infatti, salami, pancette, coppe e gli altri salumi a breve stagionatura potranno essere esportati negli Stati Uniti. Si tratta di un grande risultato per il comparto, che arriva dopo oltre 15 anni di trattative; le Autorità statunitensi, infatti, hanno ufficialmente riconosciuto l’indennità da Malattia Vescicolare del suino (Mvs) per quattro regioni del Nord Italia (Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte) e per le Province autonome di Trento e Bolzano; aree in cui circa 10 anni fa si verificarono focolai di Mvs.“Negli Usa la conoscenza del made in Italy è molto diffusa: i prodotti alimentari italiani sono particolarmente apprezzati come dimostrano gli acquisti di prosciutti crudi, prosciutti cotti e mortadelle che, già da anni, possono essere esportati”, afferma soddisfatta Lisa Ferrarini, presidente dell’Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi (Assica), che sottolinea come l’associazione aderente a Confindustria “proseguirà la propria azione strategica per estendere il provvedimento di oggi alle altre regioni e per aprire nuovi mercati”.
LE BARRIERE COSTANO 250 MILIONI. A oggi, infatti, si stimano in almeno 250 milioni di euro l’anno le mancate esportazioni dovute a barriere non tariffarie tuttora esistenti; la completa liberalizzazione delle esportazioni, rileva Assica, garantirebbe 200/210 milioni di euro di maggior export di carni e frattaglie e 40/50 milioni di euro di salumi. Intanto l’apertura del mercato statunitense per le Regioni in questione dovrebbe garantire un aumento del flusso di esportazioni pari a 10 milioni di euro, a cui va aggiunto un ‘effetto traino’ sull’export di prosciutti crudi, prosciutti cotti e mortadelle.
I LIMITI ANCORA ESISTENTI. Con il provvedimento pubblicato lo scorso 26 aprile, l’Aphis (Animal and Plant Health Inspection Service) ha ritenuto che “le misure di sorveglianza, prevenzione e controllo attuate dall’Italia nelle quattro Regioni e due Province autonome in esame sono sufficienti per ridurre al minimo la probabilità di introdurre MVS negli Stati Uniti”. Tuttavia, a causa della prossimità di queste Regioni a territori non riconosciuti indenni e dell’esistenza di rapporti commerciali tra realtà situate nelle diverse Regioni italiane, Aphis ha ritenuto di dover imporre alle nostre esportazioni alcune restrizioni: i prodotti potranno essere esportati solamente da stabilimenti espressamente autorizzati dalle Autorità statunitensi, accompagnati da apposito certificato sanitario. I salumi dovranno inoltre essere scortati da un’ulteriore attestazione veterinaria con la quale si deve garantire che nell’impianto in cui gli animali sono stati macellati non siano stati introdotti carni o animali provenienti da Regioni non indenni da Mvs o che abbiano attraversato Regioni non indenni, a meno che questo non sia avvenuto (per le carni) in container sigillati dall’Autorità sanitaria in Regioni riconosciute free.
© Riproduzione riservata