Federalismo boomerang: tasse locali su del 190%

Dal 1997 i balzelli comunali e regionali sono quasi triplicati, a fronte del "solo" +42% di quelle statali. Bortolussi: «Siamo rimasti a metà del processo e la spesa pubblica è esplosa»

Il federalismo? Un boomerang sgradito. Lo rivela uno studio della Cgia di Mestre che ha calcolato la crescita delle tasse locali in rapporto all’aumento del fisco nazionale. E i numeri sono impressionanti.

I balzelli dei vari enti sono lievitati del 190% dal 1997, contro un più “umano” +42% della tassazione nazionale.

A fine 2014, l’aumento delle entrate fiscali in 18 anni toccherà quota +52,7%, in termini assoluti circa 241 miliardi di euro: «Quest’anno verseremo 698,6 miliardi tasse e contributi, contro una spesa al netto degli interessi di 726,6 miliardi di euro», rivelano gli artigiani (374,6 di tributi centrali e 106 locali).

Incredibile che la spesa pubblica, al netto degli interessi, cresca anche di più: 68,7%, cioè 295,9 miliardi di euro.«Il decentramento di parte delle Funzioni pubbliche dallo stato centrale alla periferia, avviato alla fine degli anni ’90», segnala il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, «non è riuscito a frenare la spesa pubblica, che invece ha continuato a crescere in misura superiore alle entrate. Nonostante gli sforzi e l’impegno profuso, possiamo dire che, allo stato attuale, il federalismo all’italiana abbia fallito».

«Mentre nei paesi federali consolidati come Spagna, Germania e Austria, il costo complessivo della macchina pubblica è circa la metà dei paesi unitari», l’esempio europeo, «da noi, che siamo ancora a metà del guado, le uscite sono in costante crescita ed hanno spinto all’insù anche le entrate. Il risultato è che abbiamo continuato a spendere sempre di più, sia al centro sia in periferia., e per far quadrare i conti siamo stati costretti a subire un progressivo aumento del prelievo fiscale”».

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