Fallimenti, 100 mila aziende perse per la crisi

Le imprese finite a gambe all'aria sono aumentate del 55% dal 2009 (9.384) a oggi (14.585)

I fallimenti sono cresciuti del 55% in sette anni, passando dai 9.384 del 2009 ai 14.585 del 2015. Un aumento esponenziale che potrebbe portare il numero complessivo delle aziende finite a gambe all’aria durante la crisi a quota 100 mila. A dirlo sono i numeri del centro studi Impresa Lavoro, presieduto da Massimo Blasoni, che ha rielaborato i dati forniti da Ocse e Cribis, società di servizi per la gestione del credito. Come riporta La Verità, il dato è incredibilmente sbilanciato rispetto agli altri Paesi Ocse: solo la Francia ha riportato un aumento della bancarotta a due cifre (+13,81%). Incredibilmente, invece, il dato è in controtendenza in molti Paesi: le imprese chiuse per insolvenza sono in calo in Spagna (-4,45%), Germania (-22,90%) e Olanda (-30,25%), ma anche Finlandia, Belgio e Svezia.

La colpa è da ricercare nella burocrazia e nella poca competitività del nostro sistema, più che nella recessione. A certificarlo è anche il Global Competitiveness Index, indice che vede l’Italia scendere di una piazza al 44esimo posto (43esimo nel 2015), preceduta da Islanda, Malesia, Azerbaigian, Russia e Spagna (33°). Tra i dati più preoccupanti, l’efficienza del mercato del lavoro (119esimo posto su 138), efficienza delle istituzioni (103esimo), la trasparenza del mercato finanziario (122esimo posto).

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