Economia, l’Ue pronta a promuovere l’Italia nei conti pubblici

Atteso per il 29 maggio il via libera della Commissione alla chiusura della procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia, a cui l’Unione chiede di continuare nell’azione di risanamento. Ma per Roma, ora ci sarà più risorse a disposizione

L’Italia potrà aumentare il disavanzo deficit/Pil per il 2014 dello 0,5%, aumentando di circa 7-10 miliardi il proprio spazio di manovra in chiave investimenti. È questo una degli effetti più interessanti del provvedimento che sarà approvato il prossimo 29 maggio a Bruxelles, ovvero quando la Commissione europea proporrà l’uscita del nostro Paese dalla procedura per deficit eccessivo; una procedura prevista dalla normativa europea, che si avvia nel caso di un superamento del rapporto deficit/Pil del 3% e viene abrogata quando il disavanzo eccessivo viene corretto “in maniera duratura e sostenibile”. Per l’Italia in particolare la procedura era stata avviata nel 2009 quando il rapporto aveva toccato il 5,3%; ora, l’esecutivo Ue stima per Roma un rapporto deficit/Pil del 3%, mentre per il 2013 del 2,9%.

Gli effetti della fine della procedura, come sottolineato dal ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, permetteranno “margini un po’ più ampi di manovra”. La chiusura dell’infrazione, come sintetizzato dall’agenzia Ansa, comporta che nei tre anni successivi il Paese sotto osservazione non sarà più costretto a ridurre il rapporto debito/Pil (se superiore al 60%) di almeno il 5% l’anno. Facile capire l’importanza per questa misura per Roma, che ha un debito ampiamente sopra il 120% del Prodotto interno lordo. L’Italia avrà così più discrezionalità sul proprio deficit, che potrebbe aumentare nel 2014 dall’1,8% al 2,3%: 0,5 punti percentuali che valgono 7-10 miliardi di euro.

RACCOMANDAZIONI. L’abrogazione della procedura per deficit eccessivo è un chiaro segnale ai mercati che le finanze pubbliche di un Paese sono solide e sostenibile; tuttavia da Bruxelles arrivano anche delle raccomandazioni: si insiste infatti sulla necessità di proseguire sul terreno delle riforme, di migliorare l’efficienza della Pubblica amministrazione e del sistema bancario nazionale, di migliorare la flessibilità del mercato del lavoro, con una contrattazione a livello aziendale, e ridurre la pressione fiscale sul lavoro.

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