Il compromesso raggiunto tra Unione europea e Stati Uniti porterà dazi al 15% sull’export europeo a partire dal 1° agosto, con conseguenze rilevanti per l’Italia. Per il governo, il costo sarà pari a 10 miliardi di euro, circa mezzo punto di Pil, pur di evitare danni ben maggiori in caso di tariffe al 30%.
I settori più esposti
Secondo le stime, l’export italiano negli Usa si ridurrà di 22,6 miliardi, con una parziale compensazione da altri mercati. I comparti più colpiti sono quelli a forte presenza oltre oceano: macchinari, farmaci, moda, agroalimentare e auto.
Il settore della meccanica vale 18 miliardi di export e subirà costi aggiuntivi per 2,7 miliardi. La moda e la pelletteria, che rappresentano 11 miliardi di vendite, vedranno un impatto di 1,65 miliardi. Per la farmaceutica, l’aggravio stimato è di 1,95 miliardi. Agroalimentare e bevande, inclusi vino e olio, contano su 8 miliardi di export e subiranno circa 1,2 miliardi di tariffe. Nel settore auto, il passaggio dal 27,5% al 15% riduce l’impatto, ma il danno resta attorno a 1,05 miliardi.
Vino italiano in prima linea
Il comparto vinicolo è tra i più penalizzati. L’Unione Italiana Vini stima una perdita di 317 milioni di euro nel primo anno, che potrebbe salire a 460 milioni in caso di ulteriore svalutazione del dollaro. Moscato d’Asti, Pinot grigio, Prosecco, Chianti e Brunello sono i vini più colpiti, con aumenti di prezzo che potrebbero ridurre le vendite sul mercato americano.
“Con i dazi al 15% il bicchiere rimarrà mezzo vuoto per almeno l’80% del vino italiano”, ha commentato Lamberto Frescobaldi, spiegando che il settore dovrà assorbire parte del mancato ricavo lungo la filiera per evitare rincari eccessivi al consumatore finale. Secondo le stime dell’Osservatorio Uiv, una bottiglia da 5 euro, che fino a pochi mesi fa arrivava a scaffale a 11,5 dollari, ora rischia di avvicinarsi ai 15 dollari.
Il segretario generale Paolo Castelletti sottolinea come l’intesa, pur avendo evitato dazi del 30%, lasci comunque un segno pesante su un mercato in cui l’Italia è molto esposta, con il 24% del valore totale dell’export contro il 20% della Francia e l’11% della Spagna.
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