Da Belluno ad Arzignano: i 15 migliori distretti industriali d’Italia

Sono il vero punto di forza dell’industria del nostro Paese e le imprese di queste aree hanno una marcia in più rispetto alle altre. I rapporto di Intesa Sanpaolo su 147 distretti d’Italia

Il distretto dell’occhialeria di Belluno, quello del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene e del Marmo di Carrara. Sono questi i tre migliori distretti d’Italia per performance di crescita e redditività secondo la classifica realizzata da Intesa Sanpaolo. La graduatoria, che comprende 15 distretti italiani (la trovate in fondo all’articolo), è stata stilata dalla direzione Studi e ricerche della banca ed è solo una piccola parte del ricco Rapporto annuale dedicata all’evoluzione economica e finanziaria delle imprese distrettuali. Il dossier, giunto all’ottava edizione, si basa sui bilanci aziendali degli ultimi sei anni (2008-2014) di quasi 13 mila imprese appartenuti a 147 distretti industriali e di 35.250 imprese non industriali attivi negli stessi settori di specializzazione.

L’UNIONE FA LA FORZA (E IL FATTURATO). A emergere dallo studio è che il fatturato a prezzo correnti delle imprese distrettuali nel biennio 2014-2015 è cresciuto in media dell’1,9% l’anno, mostrando un andamento migliore rispetto alle aree non distrettuali. Inoltre, tra il 2008 e il 2015, le imprese dei distretti sono cresciute del 6% in più rispetto alle aree non distrettuali. In queste aree, inoltre, si è completamente recuperato quanto perso durante la crisi e si è tornati ai livelli di fatturato del 2008. Al contrario, al di fuori dei confini distrettuali il gap è ancora significativo.

OCCUPAZIONE SALVAGUARDATA. Nei distretti, poi, è risultata migliore l’evoluzione degli addetti rispetto alle aree non distrettuali. Nei distretti, ad esempio, un quinto delle imprese tra il 2008 e il 2014 ha registrato un aumento degli addetti superiore al 38%, cinque punti percentuali in più rispetto alle aree non distrettuali. Questi risultati possono essere spiegati anche dall’organizzazione distrettuale, che favorisce la mobilità interna ai distretti (tra un’impresa e un’altra) e il passaggio da imprese in difficoltà a imprese in espansione.

UNA NUOVA CLASSE DI MEDIE IMPRESE. Nei distretti si è assistito all’affermazione di una nuova classe di medie imprese, capaci tra il 2008 e il 2014 di aumentare significativamente il fatturato (+10%), di accrescere i propri addetti (+5% circa), di rafforzare i propri livelli di produttività del lavoro e di redditività, facendo leva anche su una struttura patrimoniale più solida. È soprattutto grazie alla spinta di queste imprese che i distretti hanno mostrato una buona evoluzione della produttività, riuscendo a compensare quasi interamente l’aumento del costo del lavoro per addetto, a differenza di quanto osservato nelle aree non distrettuali. Questa nuova generazione di medie imprese, insieme ai gruppi capofila consolidati, stanno trainando le performance di molte aree di eccellenza distrettuale (le 15 aree sopracitate).

CUORE DELL’INNOVAZIONE. I distretti, si sottolinea nel rapporto, si confermano luogo privilegiato per la diffusione e l’adozione di comportamenti complessi e catalizzatori di innovazione tecnologica, organizzativa e di mercato. In queste aree, non solo è più alta la quota di imprese che esportano (38,4% vs. 29,4%) , ma è anche più elevata la percentuale di imprese con attività di export e dotate di marchi registrati a livello internazionale (32,7% vs. 25,8%). Inoltre, tra i distretti è più intensa la presenza all’estero con partecipate (24,9 imprese partecipate ogni 100 imprese in Italia; nelle aree non distrettuali ci si ferma a 18) e più importante l’impegno sul fronte dell’innovazione (circa 50 brevetti ogni 100 imprese vs. 42).

UN FUTURO ROSEO. La presenza di nuovi attori altamente dinamici e di esternalità positive rappresenteranno fattori di competitività importanti per i distretti industriali, che anche nei prossimi anni dovrebbero mostrare performance migliori rispetto alle aree non distrettuali . Nel biennio 2016-17, si prevede nel rapporto di Intesa Sanpaolo, si dovrebbe assistere a un’evoluzione ancora positiva del fatturato delle imprese distrettuali, diffusa a tutte le principali filiere produttive. Proseguirà la fase di ripresa dei margini unitari, diffusa a tutti i settori distrettuali, favorita dall’evoluzione dei costi operativi e dai processi di selezione in corso nei settori maggiormente in difficoltà. Inoltre, si assisterà a un allentamento delle tensioni sul fronte della sostenibilità del debito, grazie anche alla presenza di condizioni del credito particolarmente favorevoli.

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