Crisi anche per la contraffazione, un miliardo in meno in 5 anni

Si riduce il prezzo medio dei prodotti falsi. Ma il mercato illegale nel nostro Paese pesa ancora per 6,54 miliardi e "brucia" 105 mila posti di lavoro

Tempi di crisi anche per il mercato della contraffazione. In base all’ultima analisi presentata dal Ministero dello Sviluppo economico in collaborazione con il Censis, la spesa degli italiani in merci false è calata di oltre un miliardo di euro: dai 7,69 miliardi del 2008 ai 6,54 del 2012 (dato più recente disponibile). Un calo non dovuto a una minore attività illegale sul territorio o alle mutate abitudini d’acquisto dei consumatori, ma a una riduzione del prezzo medio degli articoli presenti sul mercato.

IL DANNO DELLA CONTRAFFAZIONE. Il mercato illegale resta comunque una piaga per l’economia italiana. Nel rapporto si sottolinea come se fossero stati venduti gli stessi prodotti sul mercato legale si sarebbero avuti 17,7 miliardi di euro di valore di produzione aggiuntiva, con conseguenti 6,4 miliardi circa di valore aggiunto (corrispondente allo 0,45% dell’intero Pil italiano). Non solo: la produzione legale di questi prodotti avrebbe generato acquisti di materie prime, semilavorati e/o servizi dall’estero per un valore delle importazioni pari a 5,6 miliardi di euro; infine la la produzione degli stessi beni in canali ufficiali avrebbe richiesto circa 105 mila unità di lavoro a tempo pieno, pari a circa lo 0,44% dell’occupazione complessiva nazionale.

I PRODOTTI PIÙ CONTRAFFATTI. I settori più colpiti dalla contraffazione sono quelli dell’abbigliamento e degli accessori (con fatturato che nel 2012 supera i 2 miliardi e 243 milioni di euro, pari al 34,3% del totale), il comparto Cd, Dvd e software (oltre 1,786 miliardi di euro, il 27,3%) e quello dei prodotti alimentari (poco più di un miliardo di euro, pari al 15,8%). Tra 2010 e 2012, a eccezione dei medicinali (+0,5%), si è registrata una contrazione del fatturato rispetto al 2010. Particolarmente significativa la variazione del fatturato nel biennio per il settore orologi e gioielli (‐20,1%) e per quello dell’abbigliamento e accessori (‐14,8%).

IL FENOMENO VISTO DALLE IMPRESE. Secondo un sondaggio del Censis è ancora troppo poco quello che le imprese italiane fanno per difendersi dal dilagare del falso: secondo due intervistati su tre non è sufficiente il livello di conoscenza che le aziende hanno degli strumenti per la tutela della proprietà industriale; e, anche in riferimento ai dispositivi più diffusi, come la registrazione della denominazione d’origine, dei marchi o la costituzione di consorzi di tutela, emerge chiaramente la necessità di informare e sensibilizzare ulteriormente le aziende per incentivarne un maggiore uso. È diffusa l’idea che una maggiore informazione alle imprese sul tema della contraffazione e dei danni che provoca potrebbe motivarle a investire di più nella tutela della proprietà industriale (lo sostiene il 68,8% degli intervistati).

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