Costo del lavoro, il vero freno all’economia

Secondo i consulenti del lavoro all’impresa uno stipendio da 1.236 euro ‘costa’ 2.648, il 114% in più. Essenziale ridurre questi costi per rilanciare l’occupazione e la crescita del Paese

Per garantire un netto di 1.236 euro a un lavoratore, bisogna spenderne 2.648,19: ovvero il 114,22% in più. È quanto calcolato dalla Fondazione studi del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro che, commentando le previsioni Istat sul tasso di disoccupazione in Italia per il 2013 (11,4%) indica nell’eccessivo costo del lavoro il problema principale della mancanza di occupazione. Per sgravare l’azienda dalle pesanti spese in busta paga lo Stato, secondo la fondazione, potrebbe muoversi su tre fronti: riducendo di 5 punti percentuali il contributo delle aziende; dimezzando il costo Irap e forfetizzando il prelievo Iperf al 10% almeno fino alla fascia di reddito pari a 26.000 euro. “I dipendenti fino a questa fascia – si spiega nelle stime della Fondazione dei consulenti del lavoro – sono circa 11 milioni e 700 mila (con esclusione di quelli che rientrano nella no tax area). I redditi prodotti sono circa 213 miliardi di euro, con la conseguenza che l’applicazione di un prelievo forfetario avrebbe un costo per le finanze pubbliche di circa 4 miliardi e 500 milioni di euro”. In contropartita le risorse potrebbero essere recuperate con le tante riforme non attuate come i tagli agli pubblici apparati, la dismissione di patrimonio pubblico e la razionalizzazione degli sprechi.

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