Corte dei Conti: crisi costata 160 miliardi, serve manovra stile Euro

Per rispettare i nuovi vincoli europei sul debito occorrerà un “aggiustamento” paragonabile “a quello realizzato nella prima parte degli anni Novanta per l'ingresso nella moneta unica”

Dimentichiamoci la riduzione delle tasse, qualsiasi intervento di riduzione della pressione fiscale è “impraticabile”. Nel suo rapporto 2011 sul coordinamento della finanza pubblica la Corte dei Conti va giù duro e sottolinea che per tornare entro i parametri europei servirà uno sforzo e sacrifici non indifferenti, simili a quelli ‘sopportati’ per entrare in Europa. Secondo l’organo ausiliare italiano la “grande recessione” del 2008-2009, ovvero la crisi economica, ha causato una “perdita permanente di prodotto, calcolata a fine 2010 in 140 miliardi e prevista a crescere a 160 miliardi nel 2013”. Con un risultato così pesante, anche la fine delle crisi non permette di tornare a una gestione ordinaria del bilancio pubblico, ma richiede piuttosto “sforzi anche maggiori di quelli accettati”. I rappresentanti della Corte dei Conti affermano quindi che per rispettare i nuovi vincoli europei sul debito occorrerà un intervento “del 3% all’anno, pari, oggi, a circa 46 miliardi nel caso dell’Italia”. Si tratta di “un aggiustamento di dimensioni paragonabili a quello realizzato nella prima parte degli anni Novanta per l’ingresso nella moneta unica”. Nel rapporto 2011, però, non si sottovaluta “l’importanza del risultato che la finanza pubblica a conseguito nel 2010 nella gestione dei conti ai diversi livelli di governo, rendendo evidente che, grazie alle misure di rafforzamento e di progressivo adattamento, gli strumenti di regolazione sono stati muniti di una efficacia non sempre riscontrata nel recente passato”. Questi strumenti di coordinamento, si sottolinea dalla Corte dei Conti, “appaiono in grado di contribuire anche per il futuro al mantenimento dell’equilibrio dei conti pubblici ed insieme ad una auspicabile accelerazione della crescita”.

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