Consumi, la crisi è strutturale. E al Sud spariscono 708 mila famiglie

Il rapporto Censis decreta che difficilmente gli italiani torneranno a spendere come prima del 2007. E Prometeia racconta il cambiamento di abitudini nel carrello e non solo

«La crisi così prolungata ha chiaramente reso il downsizing dei consumi quasi strutturale», la sentenza del rapporto Censis è pesantissima per l’economia italiana.

I nostri connazionali spendono di meno e, se avessero un’extra entrata, la metterebbero da parte a causa della paura del futuro. Così sarà difficile che la spesa tricolore torni ai livelli del 2007.

RITORNO ALLA LIRA. In un quadro così difficile, i dati Prometeia assomigliano a un’ulteriore mazzata. Altro che sette anni, secondo il Rapporto Club Consumo il nostro Paese è tornato in termini reali indietro di 15 anni, al 1999.

La crisi è costata dunque 66,5 miliardi di spese, in particolare al Sud dove a guardare i numeri è come se siano sparite 708 mila famiglie.

SEGNALI DI SPERANZA. Nel 2014 infatti i consumi toccheranno quota 813 miliardi di euro, anche se per il prossimo biennio ci si può attendere un aumento dell’1% ogni dodici mesi dopo il +0,2% di quest’anno.

«Il miglioramento dei consumi ha beneficiato del ritorno alla crescita del reddito disponibile in termini reali, favorito soprattutto dalla decelerazione dell’inflazione, oltre che dagli impulsi fiscali», si legge nel rapporto, «la politica di bilancio ha infatti fornito nell’anno in corso un sostegno alla formazione del potere di acquisto delle famiglie, attraverso gli sgravi sui redditi da lavoro dipendente più bassi (bonus Irpef), che hanno compensato gli effetti di altri provvedimenti, come l’aumento della tassazione sugli interessi, la revisione della tassazione sugli immobili e l’aumento dell’imposizione indiretta, attraverso anche l’innalzamento dell’imposta di bollo sul conto titoli e l’aumento delle accise. La ripresa dei consumi è trainata dall’aumento degli acquisti di beni non alimentari, sostenuti dall’avvio di un nuovo ciclo dei durevoli».

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