Chi l’ha detto che il Web deve essere usato solo per promuoversi? Ora ci pensa Collapsed a raccontare i fallimenti, in particolare quelli delle start up. Una piattaforma partecipativa e “didattica” per insegnare agli aspiranti imprenditori gli errori da non ripetere. Perché nel meraviglioso mondo delle aziende innovative, l’80% delle avventura non dura più di tre anni. “Il miglior posto dove imparare lezioni dalle start up fallite”, recita il claim sull’homepage.
A ideare il sito è stato Aaron Kazah che ha cominciato a raccogliere le testimonianze di start up sfortunate. Per partecipare a Collapsed bisogna iscriversi e raccontare la propria storia da startupper o dipendenti o semplici osservatori: le storie vengono poi verificate e fornite di link e documenti. Non mancano mai i dati fondamentali: anno di apertura e di chiusura, numero di lavoratori, caratteristiche del team, profili dei fondatori, finanziamenti ricevuti. Dall’analisi delle prime storie, 36 al momento da Stati Uniti, India, Singapore e Paesi Bassi, è possibile tracciare una prima traccia delle cause del fallimento di una start up: l’incapacità di reggere la competizione (14%), l’assenza di un modello di business sostenibile (11%), l’inadeguatezza del prodotto (9%) e le questioni legali (9%).
SAPER TENERE IL PASSO. L’importante è non spingersi mai oltre, anche se i round di finanziamenti sono stati più che positivi. E’ quello che è successo a Quirky che puntava a promuovere 40-50 invenzioni l’anno. Ha fallito per la troppa ambizione, nonostante 185 milioni di dollari di investimenti. Costi fissi troppo alti sommati a ricavi incerti e non programmabili hanno decretato la fine di Moveloot, marketplace per la compravendita di mobili usati. Mentre Dishero non ha retto la lentezza dei ritmi di crescita. E ci sono anche altri casi di aziende in settori promettenti che non hanno saputo sfondare come i loro concorrenti: da PepperTap nella consegna di cibo a domicilio, a Karho nel car sharing.
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