Il grande business del litio: l’Italia rischia di rimanere al palo?

L’80% del metallo di cui sono fatte le batterie dei dispositivi elettronici si trova in Sud America. Per accaparrarselo servono investimenti e ricerca

È uno strumento di cui non potremmo mai fare a meno, quello che ci permette di essere sempre connessi e che malediciamo quando non c’è una presa di corrente a portata di mano. Eppure, quanti di noi sanno esattamente com’è fatta e come funziona la batteria che alimenta i nostri dispositivi elettronici? Oggi, la maggior parte è a ioni di litio, un metallo alcalino che vanta due proprietà importantissime: ha un ottimo rapporto peso/potenza e ha la capacità di non disperdere grande quantità di carica in caso di inutilizzo. Ecco perché viene impiegato nelle batterie. Fortunatamente è un elemento di cui disponiamo in abbondanza: è presente negli oceani, nelle rocce, persino nel mar Mediterraneo. La maggior concentrazione si trova in Sud America, soprattutto in Bolivia, Cile e Argentina. “È così abbondante che non credo scoppierà mai una guerra per il litio” ha spiegato all’Agi Bruno Fornillo, ricercatore del Consiglio nazionale della ricerca scientifica e tecnica (Conicet) dell’Argentina. Insomma, difficilmente si rischierà una corsa come per il petrolio.

Tuttavia, il campo non è sgombro di nubi. “Il problema vero è un altro: chi ha le competenze per produrre batterie? In questo momento la Cina sta investendo molto sulla conoscenza. Il tema, più che il possesso delle risorse, è questo” ha confermato Fornillo. Occorre, dunque, investire in ricerca, istruzione, rapporti bilaterali con i Paesi più dotati di litio. Altrimenti si rischia grosso.

L’estrazione del litio è costosa, anche per l’ambiente

Dietro al litio, si nasconda poi un’altra questione: l’estrazione. Si tratta, infatti, di un’operazione costosa, che richiede enormi quantità di acqua e che necessita di competenze tecniche. Senza dimenticare gli effetti sull’ecosistema e sulle comunità locali. Fino a ora gli Stati del Sud America hanno cercato di fare tutto da soli. In particolare, la Bolivia che però negli ultimi mesi ha firmato due accordi con due società estere. Del resto, la richiesta è in costante crescite: dal 2015, il consumo annuale di litio a livello globale è aumento del 10% all’anno, tanto che nel 2017 è arrivato attorno alle 40 mila tonnellate. Anche il prezzo è schizzato. La speranza è che questi accordi non portino soldi solo nelle tasche delle multinazionali, ma che i benefici si riversino anche sulla popolazione, sebbene i dubbi siano molti.

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