Automazione e industria 4.0 corrono al Nord-Ovest

Cresce il rapporto tra investimenti in automazione e industria 4.0 e immobilizzazioni materiali: a guidare l'innovazione sono le 12 mila "aquile" del nostro tessuto produttivo

Automazione e industria 4.0 vanno a braccetto nel Nord Est. Insieme a innovazione e tecnologie smart sono i pilastri del rilancio delle pmi italiane chiamate a cambiare pelle dopo gli anni della crisi grazie alle tecnologie digitali. Il fenomeno riguarda però tutte le aziende e i numeri raccontano la trasformazione del tessuto produttivo italiano: nel 2016 il rapporto tra investimenti e immobilizzazioni materiali ha toccato il 7,8% rispetto al 6,2% segnato l’anno precedente. E riprende quota anche l’edilizia.

Automazione industria 4.0: il quadro italiano

Automazione e industria 4.0, però, offrono un quadro a macchia di leopardo. Quasi la metà degli investitori infatti sono concentrati in tre regioni: Lombardia, Lazio ed Emilia-Romagna. A dipingere questa situazione è il Rapporto Cerved Pmi 2017, che verrà presentato venerdì 10 novembre a Milano in occasione di Osservitalia 2017. Il focus sarà sulle principali problematiche delle Pmi, sul loro stato di salute e sulle prospettive portate da Industria 4.0.

Secondo il rapporto Cerved, sono almeno 12mila le Pmi all’avanguardia nel campo dell’industria 4.0: vengono definite “aquile” perché appartengono al gruppo delle investitrici-innovatrici in cui il rapporto tra immobilizzazioni immateriali e materiali è in aumento. Poi ci sono i “colibrì”, 54mila imprese che innovano, ma non investono grandi risorse. Infine, arrivano gli “pterodattili”, investitori non innovatori – circa 62mila Pmi -, fermi ai modelli di spesa tradizionale. Il gruppo più numeroso sono però i 188 mila “struzzi”, che preferiscono nascondere la testa sotto la sabbia rifiutando il paradigma dell’innovazione.

Dove osano le aquile dell’innovazione

Per quanto riguarda i settori, gli investitori in automazione e industria 4.0 sono più presenti nell’industria e nella distribuzione, mentre arrancano le costruzioni e i servizi. Si conferma anche il paradigma che l’innovazione è “giovane”. Il maggior numero di “aquile” si riscontra tra le aziende tra i 10 e i 20 anni di attività. Circa un terzo delle “aquile” si registra nel Nord-Ovest, soprattutto tra le aziende tra i 10 e i 20 anni di attività; seguono, quasi appaiati, Centro e Nord-Est, poi Sud e isole.

«Le Pmi industriali a maggior automazione guidano questa tendenza, sicuramente sostenute dalle agevolazioni fiscali degli ultimi anni, ma anche grazie a fondamentali di bilancio solidi e a una notevole disponibilità di cash flow», commenta al Sole 24 ore Marco Nespolo, a.d. di Cerved. E ci sono i presupposti per un ulteriore incremento del livello degli investimenti».

«Il Rapporto evidenzia il miglioramento dello stato di salute delle Pmi e la decisa ripresa degli investimenti» aggiunge Alberto Baban, presidente di Piccola industria di Confindustria. «Il nuovo modello di manifattura spinge le aziende ad anticipare le esigenze in termini di prodotti e servizi per i consumatori. Una trasformazione che per le Pmi rappresenta una sfida ancora maggiore, in quanto sono perlopiù terziste. È positiva, quindi, la continuità delle agevolazioni previste da Industria 4.0».

© Riproduzione riservata