Le Acciaierie d’Italia, ex Ilva, sono al centro di un’accesa discussione sul loro futuro. Dopo diversi cambi di proprietà e controversie ambientali, il destino passa ora per le mani di potenziali acquirenti. Il governo italiano ha espresso la volontà di cedere l’intero polo siderurgico di Taranto, rifiutando l’idea di mantenere una quota pubblica, con l’obiettivo di vendere l’azienda per intero ed evitare la frammentazione. Tra i candidati all’acquisizione, si contano circa 15 gruppi, sia italiani che stranieri.
La prima fase del bando di gara si è conclusa e ora si attende la valutazione delle manifestazioni d’interesse. Questo processo selezionerà le offerte più idonee e darà il via alla procedura di data room. Il valore preliminare della cessione è stimato intorno a 1,5 miliardi di euro, inclusiva della dismissione del magazzino.
Tra i nomi che circolano come possibili acquirenti, ci sono la canadese Stelco Holding, recentemente oggetto di interesse da parte dell’americana Cleveland-Cliffs, e il magnate ucraino Rinat Akhmetov, proprietario di Metinvest e dell’acciaieria Azovstal di Mariupol.
La situazione è complessa, con molteplici fattori da considerare, tra cui l’importanza strategica dell’industria siderurgica per l’economia italiana e le preoccupazioni ambientali che hanno da tempo circondato l’impianto di Taranto. Per l’unione sindacale Usb è necessario preservare l’unità del gruppo Acciaierie d’Italia, invitando a considerare attentamente le conseguenze di una possibile frammentazione. Intanto il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha confermato l’arrivo di quindici manifestazioni d’interesse, alcune delle quali per l’intero asset produttivo e altre per parti specifiche.
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