11 settembre dieci anni dopo: per gli Usa un conto salato

La guerra ad Al Qaida, responsabile degli attacchi del 2001 è costata duemila miliardi di dollari; una spesa che ha indebolito gli Stati Uniti favorendo l’ascesa della Cina

È tutto pronto per la cerimonia del prossimo 11 settembre 2011, giorno in cui non solo gli Stati Uniti, ma tutto l’occidente ricorderà il decimo anniversario degli attacchi terroristici del 2001 che colpirono il cuore degli Usa, rappresentato dalle Twin Towers, ma anche dal Pentagono. Domenica sera Manhattan accenderà le due torri di luce sopra Ground Zero a ricordo delle vittime dell’attentato (vedi foto) e, alla presenza del presidente Barack Obama, del suo predecessore George W. Bush, celebrerà anche l’apertura di un memoriale cittadino, costituito da due enormi fontane scavate nella piazza.Guerra al terrore, un conto salato. Da quel lontano 11 settembre 2001, il volto dell’America è cambiato: nel 2001 c’era un surplus di bilancio e gli Usa stavano uscendo dalla bolla dot-com; dieci anni dopo il deficit statunitense dovrebbe toccare i 1.580 miliardi di dollari (il maggiore della storia), l’economia è in difficoltà mentre le forze armate americane e i servizi segreti sono impegnati su più fronti nella ‘guerra al terrore’ contro Al Qaida (responsabile degli attacchi terroristici): dall’Afghanistan al Pakistan, dall’Iraq allo Yemen. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha raccolto dal suo predecessore George W. Bush un’eredità difficile: due guerre (costate 2.000 miliardi di dollari), finanze pubbliche in profondo rosso e la crisi finanziaria. Il buco di bilancio aperto dalle guerre e accentuato dalla crisi mette a rischio il ruolo degli Stati Uniti nel mondo, cambiando gli equilibri globali, con l’Asia e la Cina che diventano motori dell’economia. Il nuovo motore dell’economia. Pechino è il maggiore creditore estero americano, con 1.000 miliardi di dollari di titoli di stato statunitensi. Dal cemento alle uova, gli Stati Uniti sono stati superati dalla Cina. L’economia americana cresce lenta, la disoccupazione è alta e le difficoltà politiche di Obama, con il dibattito sull’aumento del tetto del debito che ha esacerbato le tensioni, rendono difficile un rilancio degli Stati Uniti. Il dollaro indebolito dalle politiche della Fed spinge le esportazioni ma a un ritmo non sufficiente. Le difficoltà europee però fanno apparire gli Stati Uniti come un luogo sicuro, e i rendimenti dei titoli di stato americani scendono ai minimi degli ultimi 60 anni. Il timore di una nuova recessione globale affonda i mercati ma gli investitori continuano a scommettere sugli Stati Uniti, forti di una sola voce ‘politica’ a differenza di un’Europa frammentata che conta solo sulla banca Centrale Europea (Bce). Ma la strada per l’economia americana è lunga: la riduzione delle spese prevista e l’elevato debito legano le mani su nuovi aiuti. L’incertezza condiziona il settore privato, che attende una schiarita e una definizione delle strategie politiche da seguire.

Photogallery: 10° anniversario attacco 11 settembre 2011

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