Contenuti digitali: nel 2023 spesi oltre 3 miliardi per video, musica e informazioni

La spesa dei consumatori in contenuti digitali di intrattenimento e informazione in Italia è cresciuta del 5% rispetto al 2022

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Cresce la spesa per i contenuti digitali in Italia, con in testa i settori dell’intrattenimento e dell’informazione. A elaborare i dati è stato l’Osservatorio Digital Content promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano: verranno presentati ufficialmente durante il convegno “Contenuti digitali: la tecnologia dà forma al mercato” giovedì 8 febbraio, ma il Sole 24 Ore ha anticipato alcuni risultati emersi dal report.

Rispetto al 2022, la spesa dei consumatori in contenuti digitali in Italia è cresciuta del 5%, per un totale di 3.6 miliardi di euro. Il settore più rilevante in assoluto è stato quello del video intrattenimento, ovvero la spesa destinata a serie tv, film tramite piattaforme e anche video brevi su social media come Youtube: ha rappresentato il 44% della spesa totale, pari a 1.6 miliardi di euro e fatto registrare un +7% anno su anno di spesa per il consumatore e +14% di raccolta pubblicitaria.

È cresciuto anche il comparto audio e quindi musica, audiolibri e podcast, la cui spesa determina il 9% del totale del mercato (325 milioni di euro) con un +18% di spesa per il consumatore e +24% di raccolta pubblicitaria. Tale crescita, secondo l’Osservatorio Digital Content, è determinata dal risparmio di tempo e dalla sensazione di intimità che genera l’ascolto.

Vale il 5% della spesa totale ovvero 170 milioni di euro il binomio informazione e eBook (+4%), ma secondo l’Osservatorio non va confusa spesa e fruizione: “Ciò che fa fatica a imporsi nel mercato italiano è la propensione ad abbonarsi digitalmente, a investire per restare aggiornati, perché è entrato nella testa un po’ di tutti che un’informazione di livello base sia gratuita” ha dichiarato il direttore Samuele Fraternali. La pandemia ha dato uno slancio alla spesa, ma per i giornali la fonte principale di ricavi resta la pubblicità.

Nello spettro dei contenuti digitali sale anche il gaming, che in Italia vale 1.5 miliardi di euro e il 42% della spesa del consumatore, +2% rispetto alla contrazione registrata nel 2022.

Video intrattenimento, musica e informazione quindi, ma solo i primi due l’uso quotidiano è accompagnato da una spesa consolidata. Il confronto migliore, segnala l’Osservatorio Digital Content, va fatto tra il 2023 e il periodo pandemico, “quando si è registrata un’esplosione sia della domanda sia dell’offerta che ha generato un fermento in grado di dare una spinta verso una migliore comprensione della fruizione digitale”, viene specificato. Ora, siamo in una fase di consolidamento e maggiore maturità sia delle piattaforme sia del consumatore.

Non sono ancora significative per i dati le nuove tecnologie che si stanno affacciando al mercato, come il paradigma web3 e l’intelligenza artificiale generativa. In futuro, sottolinea Fraternali, “possono portare a modelli di business radicalmente diversi da quelli attuali. Potrebbero nascere nuovi player che, abbattendo i costi di produzione, realizzano solo contenuti sintetici, ma anche la valorizzazione dei contenuti potrebbe essere gestita in modo diverso”.

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