Si chiama Garr, è un progetto che vuole portare la banda larga nelle scuole del Meridione Italiano. E vuole farlo gratis, in cambio solo di un canone quinquennale di tremila euro per spese di manutenzione. Eppure non piace quasi a nessuno.
I NO DELLE SCUOLE. «Solo 40 presidi su 260 hanno capito e accettato la proposta Garr, non riusciamo a convincere gli altri 220», è il commento del fisico Enzo Valente – direttore del consorzio Gruppo per l’Armonizzazione delle Reti della Ricerca (Garr)- che ha raccontato a Repubblica il proprio sconcerto di fronte al no dei presidi.
Secondo il consorzio diretto da Valente, le scuole rifiutano perché l’intervento costerebbe troppo, o perché hanno già una connessione Adsl, o semplicemente non vogliono la Rete. La vicenda ha del paradossale proprio in questo momento in cui il ministero dell’Istruzione sta promuovendo la digitalizzazione della scuola e in cui il governo Renzi sta varando delle misure per “tecnologizzare” il nostro Paese.
A RISCHIO SEI MILIONI DI EURO. Garr è una rete in fibra ottica lunga 6.500 km rivolta all’Università e ai centri ricerca del nostro Paese. La connessione a Internet , messa a disposizione per 260 scuole tra Sicilia, Calabria Puglia e Campania, ha una banda aggregata superiore ai 500 Gbps ed è attiva dal 2012.
Se il progetto non sarà ultimato entro marzo 2015 andranno bruciati 6 milioni di euro. Il direttore del consorzio per vincere la diffidenza delle scuole sollecita l’intervento del ministro Stefania Giannini che dovrà spiegare ai presidi la bontà dell’iniziativa e chiarire che il consorzio non ha alcuni fini di lucro, se non quello di incentivare la ricerca e lo sviluppo della formazione grazie alla tecnologia.
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