Altro che cassa integrazione!

Trasformare la necessità di rallentare la produzione in un’opportunità per fare qualcosa di utile per la comunità. Con sorprendenti ritorni in termini di team building e immagine. Così l’esperienza di Alessi sta suscitando tentativi di emulazione

In un Paese come l’Italia in cui or­mai le ore di cassa integrazio­ne si contano a miliardi (secon­do l’Inps, 1.075 milioni solo nel 2013), non stupisce la risonan­za ottenuta dall’iniziativa con la quale Alessi ha deciso di gesti­re la necessità di rallentare la pro­duzione per far fronte a una momentanea riduzione degli ordinativi.Invece di aumentare il magazzino o ri­correre a strumenti come le ferie forzate o la cassa integrazione, il brand di punta nel settore dei casalinghi di lusso ha de­ciso di mettere circa 10 mila ore lavora­tive a disposizione del comune di Ome­gna al cui territorio appartiene la frazio­ne di Crusinallo, dove ha stabilito il pro­prio headquarter. Come tante altre am­ministrazioni locali, anche quella del piccolo centro del Verbano-Cusio-Ossola era stata costretta a sospendere alcu­ni dei servizi sociali a causa dei tagli su­biti nei trasferimenti dello Stato. «Tenen­do conto del fatto che, comunque, i no­stri risultati economici restavano buoni», spiega Michele Alessi, terza generazione alla guida dell’impresa di famiglia, «ho pensato di mettere insieme tutte queste situazioni per dare vita a un’operazione che ci consentisse di interpretare al me­glio il ruolo sociale che è insito nel Dna di ogni azienda». L’a.d. di Alessi è sicuro che un eventuale ricorso alla cassa inte­grazione non solo avrebbe compromes­so il morale dei dipendenti, ma avrebbe anche contribuito ad appesantire ulte­riormente il clima in un distretto, come quello del casalingo italiano di qualità, che negli ultimi anni ha pagato il gene­rale calo di mercato con importanti ripercussioni sull’occupazione. L’iniziativa, che è stata interamente sostenuta dall’azienda con un investimento di cir­ca 300 mila euro, ha trovato l’immedia­to sostegno sia della Rsu interna, con la quale Alessi si è subito confrontato, sia dei dipendenti. A rendere tutti partico­larmente ricettivi ha contribuito il fatto che l’azienda e molti suoi collaboratori condividessero già una certa tradizione di attenzione per il territorio. Da diver­so tempo, infatti, Alessi finanzia un fon­do all’interno della Fondazione Comuni­taria del Vco, che, due volte l’anno, in­dice un bando per decidere quali tra le iniziative benefiche promosse dai suoi dipendenti sostenere. La conseguenza di tutto questo è che, come tiene a sottoli­neare Michele Alessi, «pur essendo nata per far fronte a un surplus di capacità nell’area della produzione, l’idea è tanto piaciuta che abbiamo pensato di esten­dere la proposta a tutto il personale». E così, tra giugno e novembre dello scor­so anno, circa 300 dei 350 dipenden­ti dello stabilimento di Crusinallo hanno scelto di dedicare alcune ore allo svolgi­mento di attività sociali. A gestire il progetto è stata Nicoletta Alessi, figlia di Mi­chele, che ha individuato, insieme all’amministrazione comunale di Ome­gna, tre aree d’intervento: pulizia delle strade e del verde pubblico, ristruttura­zione di un piano della scuola comuna­le diventato inagibile e attività di suppor­to ai disabili, dal semplice accompagna­mento fino alla realizzazione di alcuni piccoli lavori in uno spazio creato appo­sitamente all’interno dello stabilimento. Le ricadute di quella che Michele Ales­si definisce come «una grande opera­zione di team building aziendale» sono state superiori alle aspettative. Lo spiri­to di identificazione dei dipendenti si è ulteriormente rafforzato e, com’era logi­co aspettarsi, la comunità di Omegna ha salutato con favore l’operazione. «Ab­biamo ricevuto molti riscontri», raccon­ta Alessi, «anche da persone non diret­tamente coinvolte né con l’azienda né con il Comune e da molti clienti, che ci hanno scritto per elogiare la nostra ini­ziativa. Questo mi ha fatto capire che l’operazione ha avuto un impatto an­che sulla nostra immagine come impre­sa: oggi siamo riconosciuti oltre che per l’innovazione estetica nell’ambito del casalingo, anche per l’impegno a svol­gere un ruolo sociale positivo e impor­tante». In questi mesi numerose azien­de hanno contattato Alessi per appro­fondire i dettagli dell’operazione, ma, al momento, soltanto una pare aver deciso di promuovere un’iniziativa analoga. Si tratta di una grande industria metalmec­canica piemontese, che potrebbe lancia­re il proprio progetto già nelle prossime settimane. A complicare le cose contri­buisce il fatto che, così com’è, l’iniziati­va appare oggettivamente difficile da ri­petere, perché prevede che i costi siano sostenuti dall’azienda. Non è esclu­so, però, che qualcosa possa cambiare. Lo scorso 23 dicembre, infatti, alcuni se­natori di diversi partiti hanno presentato un disegno di legge per favorire «l’utiliz­zazione in attività di utilità pubblica del­le competenze e capacità delle persone sospese dalla prestazione lavorativa con­trattuale con intervento della cassa inte­grazione guadagni». A causa dei recenti cambiamenti nella scena politica, però, a oggi nulla è dato sapere sulle sorti di questo progetto di legge.

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