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Attualità

Più acquisti che chiamate e sms: la nuova vita dello smartphone

Per gli italiani il telefono è ormai un inseparabile compagno di vita quotidiana al cui interno sono custoditi grandi quantità di dati personali. Ma solo uno su dieci è consapevole dei rischi legati a possibili attacchi informatici

Solo una persona su dieci utilizza ancora lo smartphone per fare chiamate, ancora meno (il 6%) digita sul touch screen per inviare un sms. Ma a cosa vengono utilizzati, allora, i dispositivi di nuova generazione? Per comunicare, ovviamente, eppure l’85% degli italiani lo fa in modo diverso rispetto al passato, affidandosi ai servizi di messaggistica istantanea, più economici e pratici dei vecchi messaggi. Ma le capacità di uno smartphone sono pressoché infinite e così si scopre che otto su dieci (il 78%) sfruttano anche app e connessione internet per lo shopping online e una buona parte degli utenti mobile scarica musica (il 67%) e film (42%).

Il rapporto tra gli italiani e lo smartphone

Sono alcuni dei trend emersi dal Samsung Trend Radar, lo studio promosso dalla multinazionale sudcoreana e condotto su circa 1500 italiani dai 18 ai 65 anni nel mese di aprile, attraverso un monitoraggio online sui principali social network, blog, forum e community per capire qual è il rapporto tra gli italiani e il loro smartphone. Per la maggior parte (il 62%) è il compagno tecnologico più amato, che insieme ci trascorre fino a 90 minuti ogni giorno (34%). Per molti rappresenta il primo e l’ultimo contatto con il mondo al risveglio (68%) o prima di addormentarsi (77%). Ma in pochi considerano l’eventualità di rischi legati alla sicurezza dei dati contenuti nello smartphone a causa di attacchi potenziali di virus.

Pericolo che pare sia sottovalutato da circa l’87% degli italiani, che non ha mai pensato ai rischi esistenti, soprattutto nei confronti dei dati personali (88%), tanto da sentirsi assolutamente sicuri (32%) e senza pensieri. Solo l’8% nutre qualche dubbio a proposito, tanto da non sentirsi per nulla confidente nel diramare o conservare dati personali particolarmente sensibili. In molti non conoscono le più basiche operazioni di salvataggio, come il backup, che per il 37% degli italiani è una tecnica di ballo hip hop.

Il backup? Una tecnica di ballo hip hop

Informati sulle caratteristiche tecniche dei propri smartphone e sulle novità in arrivo sul mercato, gli italiani non sono così ferrati, invece, quando si parla di termini tecnici, come Trojan, che il 38% degli italiani pensa che sia una marca di Suv o una parolaccia russa (35%), invece di un malware. Mentre per il 78% degli intervistati il Gdpr (General Data Protection Regulation) è un codice di programmazione informatica e non il regolamento della Commissione europea per la protezione dei dati personali (2%). Per il 38% il termine Widget fa invece riferimento a un titolo di un film horror americano, anziché essere l’insieme di pulsanti che compongono l’interfaccia grafica. Per concludere, il 34% non sa il significato di Tri band, secondo cui sarebbe una band musicale con tre componenti, anziché il dispositivo che supporta frequenze multiple per la comunicazione; il 37% invece non sa cosa sia il backup, tanto da reputarlo un passo di hip hop, invece che la duplicazione di un file o di un insieme di dati su un supporto esterno per avere una copia di riserva.