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Attualità

Milano mette al bando le pubblicità che offendono le donne

L’amministrazione comunale pensa all’istituzione di un giurì che vigili sui manifesti affissi. Intanto si fa strada la candidatura della città a sede della Conferenza Mondiale Onu sulla donna nel 2015

Da una giunta comunale composta per la metà da assessori donne, la lotta alle diseguaglianze di genere era il minimo che ci si potesse aspettare, adesso l’amministrazione guidata da Giuliano Pisapia esce allo scoperto. Bisogna creare una città a misura di donna, ma bisogna farlo concretamente. Come? Ad esempio dicendo stop alle (tanto diffuse) pubblicità che, offrendo un’immagine volgare delle donne, le offendono. A Milano ci penserà, come rivela la sociologa Francesca Zajczyk, incaricata da Pisapia di sviluppare le politiche per le pari opportunità, da «un giurì con il compito di vigilare sui manifesti che vengono appesi per le vie di Milano».

Per chi temesse una deriva nel bigottismo, la Zajczyk rassicura: «La valutazione sarà accurata, bisognerà tenere conto caso per caso della posizione in cui la pubblicità viene presentata, dei contenuti. Per questo ci affideremo a un gruppo di persone con competenze e sensibilità diverse per valutare caso per caso le situazioni. La tutela della dignità delle donne passa anche da qui».

Non solo spot, la Zajczyk si occuperà anche di supportare l’implementazione del Bilancio di Genere, e collaborerà nella promozione della candidatura di Milano, dopo Pechino e New York, a sede della Conferenza Mondiale Onu sulla donna nel 2015. Lavorerà poi all’istituzione di un tavolo contro le violenze sulle donne e alla creazione di una banca dati di curricula professionali “al femminile”.

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Una delle pubblicità sotto accusa in questi giorni