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Meta, multa da 390 milioni: Facebook e Instagram avrebbero violato il Gdpr

La decisione della commissione per la protezione dei dati irlandese, ma la multinazionale americana ha già annunciato ricorso. Al via un contenzioso che potrebbe durare anni e intaccare una delle principali fonti di guadagno della big tech

© Getty Images

Una multa da 390 milioni di euro è stata inflitta dall’Unione europea a Meta, la multinazionale che controlla, tra gli altri, i social network Facebook e Instagram e le app di messaggistica Facebook Messenger e WhatsApp. La sentenza, che arriva al termine di due inchieste condotte dalla Commissione per la protezione dei dati irlandese (Paese dove ha sede la divisione europea di Meta), ha imposto una multa da 210 milioni di euro a Facebook e 180 milioni a Instagram per violazioni del regolamento europeo sul trattamento dei dati personali (Gdpr).

La decisione dell’Authority irlandese, che ha agito per conto della Commissione Europea, parte dal presupposto che la società statunitense non può utilizzare i contratti stipulati con gli utenti dei due social network per giustificare l’invio di annunci pubblicitari basati sulla loro attività online. Prima dell’entrata in vigore della Gdpr – il 25 maggio 2018 – il gruppo americano aveva modificato i termini di servizio di Facebook e Instagram in virtù del nuovo regolamento Ue, invitando gli utenti ad accettare i nuovi termini di servizio per poter continuare a utilizzare i servizi offerti.

Secondo la Commissione irlandese, che ha agito dopo due reclami presentati in Belgio e Austria il 25 maggio 2018, Meta avrebbe subordinato l’accessibilità ai servizi di Facebook e Instagram all’accettazione dei termini di servizio aggiornati, costringendo di fatto gli utenti ad acconsentire al trattamento dei loro dati per la pubblicità comportamentale e altri servizi personalizzati. In base alla sentenza, la società Usa non sarebbe stata sufficientemente chiara con gli utenti su come i loro dati personali sarebbero stati utilizzati. Inoltre, secondo l’Authority l’azienda avrebbe violato le leggi sulla privacy Ue, affermando che gli annunci personalizzati fossero necessari per eseguire i contratti con gli utenti.

La replica di Meta

Meta ha già annunciato il ricorso in appello. Attraverso un portavoce della società, ripreso dal Corriere della Sera, il gruppo ha fatto sapere si essere fermamente convinto che il suo approccio rispetti il Gdpr, “pertanto siamo delusi da queste decisioni e intendiamo appellarci sia alla sostanza delle sentenze che alle multe”. Meta ha precisato inoltre che “le decisioni riguardano solo la base giuridica che Meta utilizza per offrire determinate pubblicità. Gli inserzionisti possono continuare a utilizzare le nostre piattaforme per raggiungere potenziali clienti, far crescere il proprio business e creare nuovi mercati”.

Si apre quindi un contenzioso che potrebbe durare anni, ma se le decisioni dell’Ue dovessero essere confermate, Meta dovrà consentire agli utenti di rinunciare agli annunci pubblicitari personalizzati, una delle principali fonti di introiti della società.

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