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Attualità

Fisco, in Italia una nuova norma a settimana

Oltre a essere sempre più oneroso, il fisco del Belpaese è sempre più complicato. In sei anni introdotte 629 nuove norme, 389 rivolte alle imprese

Il fisco italiano non solo è sempre più oneroso (nel 2014 la pressione fiscale sarà il 43,9% del Pil), ma è anche sempre più complicato. Lo dice l’ultima ricerca di Confartigianato, secondo la quale tra il 2008 e il 2014 in Italia sono state approvate 629 norme fiscali (per una media di una nuova norma ogni settimana), di cui 389 hanno introdotto nuovi adempimenti per le imprese. In pratica quasi due nuove norme fiscali su tre aumentano i costi burocratici per chi cerca di fare impresa in Italia.

Più in generale, sul fronte della burocrazia nell’ultimo anno le piccole e medie imprese hanno speso in oneri amministrativi 30.980 milioni di euro, equivalenti a 7.005 euro ciascuna.

Per Confartigianato lo scenario attuale è quindi caratterizzato dall’inefficienza nel rapporto tra pubblica amministrazione e imprese, una situazione che genera un ambiente ostile al ‘fare impresa’, tanto che nella classifica Doing Business 2014 l’Italia si colloca nella 23° posizione tra i 28 Paesi dell’Ue e al 65° posto tra i 189 Paesi del mondo.

In particolare, nell’era di Internet, i servizi digitali della Pa risultano ancora inefficienti. Nel 2013, infatti l’Italia è al penultimo posto tra i 28 Paesi Ue per quota di cittadini che interagisce via web con la pubblica amministrazione: soltanto il 21% degli italiani dialoga on line con questa, rispetto alla media europea del 41%.

La macchina burocratica blocca anche l’applicazione concreta delle norme. E così, in Italia si continua a produrre leggi che rimangono sulla carta. Nel biennio 2012-2013 sono stati adottati 109 provvedimenti – tra decreti legge, decreti legislativi e leggi – che hanno determinato 1.318 provvedimenti attuativi equivalenti ad 1,7 provvedimenti al giorno. Di questi, al 31 dicembre 2013, solo il 34,1% del totale, pari a 499 provvedimenti, è stato adottato.

Intanto lo Stato continua a farsi aspettare dai suoi creditori. L’Italia è il Paese europeo con i tempi di pagamento più lunghi e con la più elevata quota di debiti commerciali della pa pari al 3,3% del Pil. Nel 2014 le imprese fornitrici di beni e servizi devono attendere in media 165 giorni (rispetto alla media di 80 giorni nel resto d’Europa) per riscuotere le fatture dagli Enti pubblici. Questo ritardo rispetto ai 30 giorni imposti dalla legge provoca un extracosto di 2 miliardi di euro a carico delle imprese fornitrici.

La lentezza della burocrazia italiana si vive anche nelle aule dei Tribunali: la durata media dei processi civili legati ad inadempienza contrattuale è di 1.185 giorni, ben 641 giorni in più rispetto alla media europea, un gap che colloca il nostro Paese al secondo posto dietro solo alla Grecia. I tempi lunghi della giustizia civile provocano maggiori costi per le imprese che ammontano a 1.032 milioni di euro.