Camilla Lackberg, la signora del giallo viene dal Nord

Quindici anni fa Camilla Lackberg ha abbandonato un’avviata carriera da manager per dedicarsi alla passione per la scrittura. Oggi il suo nome è sinonimo di bestseller. Merito delle sue storie avvincenti, ma anche di un certo fiuto per il marketing

La passione per il mistero e i delitti efferati le fa compagnia da quando era piccolissima – basti pensare che il suo primo giallo, Tomten (Santa Claus, ndr) lo disegnò a soli cinque anni e narrava l’omicidio della moglie di Babbo Natale – eppure Camilla Lackberg non ha scelto subito la carriera di scrittrice, preferendo un più tradizionale e concreto corso di studi in Economia, seguito da esperienze da Brand Manager in grandi aziende come Telia e Fortum. Ma evidentemente non era quello il suo destino. È bastato un corso di scrittura a spingerla nuovamente verso il crimine e a dare vita al suo primo romanzo La principessa di ghiaccio, pubblicato nel 2003. Da allora non si è più fermata, abbandonando i ruoli manageriali per la vita creativa, che le ha visto sfornare uno dopo l’altro dieci successi a tinte fosche, ma anche due libri di cucina e sei per bambini, vendendo complessivamente oltre 20 milioni di copie. E se la fortuna della serie che vede protagonisti il poliziotto Patrick Hedstrom e la scrittrice Erika Falk le ha fatto guadagnare il titolo di regina del crimine, ispirando anche due serie tv (in Italia su LaEffe come Omicidi tra i fiordi) e un film, la Lackberg non ha però dimenticato quanto imparato al Master of Business Administration della School of Economics di Goteborg, ma lo ha sfruttato per promuovere i suoi libri e sviluppare, parallelamente, alcuni progetti imprenditoriali che spaziano dai gioielli alla musica. L’abbiamo intervistata in occasione dell’uscita del suo ultimo romanzo, La strega.

In questo libro affronta i temi dell’immigrazione e del bullismo. Quanta importanza ha l’attualità nella ricerca dell’ispirazione per i suoi romanzi?
In quanto personaggio pubblico credo che sia mia responsabilità sfruttare il mio “palco” per mettere sotto i riflettori questioni importanti. La xenofobia è un grave problema attuale contro il quale bisogna combattere. È un tema che mi sta molto a cuore.

Dall’economia alla scrittura… È più complesso scrivere un libro o fare il manager in una grande azienda?
Penso che dipenda da chi sei tu e cosa ti rende felice. Scrivere romanzi di certo non è sempre una passeggiata. Ma il fatto che amo scrivere fa sì che ne valga la pena.

Qual è stata la maggiore difficoltà nella stesura del primo libro?
L’incertezza. Scrivendolo non ero nemmeno sicura che sarebbe mai stato pubblicato! Ora, invece, spero che ogni nuovo titolo intrattenga e metta alla prova i miei lettori. E che soddisfi le loro aspettative.

Come capisce che un’idea è quella giusta?
Quando semplicemente non riesco a togliermela dalla testa. Se rimane attaccata alla mia mente come colla e continuo a pensarci e ripensarci, allora so che quella è l’Idea per il mio prossimo giallo.

C’è qualcosa dei suoi studi economici e della sua esperienza lavorativa precedente che le è tornato utile ora che fa la scrittrice?
Sicuramente. Per esempio conosco bene l’importanza del marketing e, di conseguenza, sono sempre molto coinvolta nel modo in cui questo aspetto viene affrontato per ogni mio progetto.

Quali caratteristiche deve avere un libro “tradizionale” per avere successo nel mondo di Internet e della realtà aumentata?
Credo sia questione di trovare un equilibrio tra possibilità di identificazione e assurdità. Deve essere così stuzzicante da far sì che le persone lo preferiscano a qualsiasi social media, ma allo stesso tempo anche abbastanza simile alla realtà da fargli provare una qualche forma di identificazione con i personaggi.

I lettori amano le serie di romanzi che vedono protagonisti gli stessi personaggi, ma – al contrario – i loro autori finiscono spesso per odiarli (in primis Agatha Christie che dichiarò più volte di non poterne più di Poirot e Miss Marple). Qual è la sua relazione con Erika e Patrick?
Sono ancora innamorata dei miei personaggi, sono come dei cari vecchi amici e penso di avere da parte ancora qualche crimine raccapricciante in cui farli incappare.

Perché ambientare le sue storie a Fjallbacka? Non sarebbe stato più semplice e credibile scegliere una grande città?
Fjallbacka è il luogo in cui sono cresciuta, lo conosco come il palmo della mia mano. È un paesino così bello e tranquillo, un paradiso idilliaco. Visitandolo è facile pensare che nulla di terribile possa mai accadere lì, e proprio questo contrasto mi ha spinto ad ambientarvi la mia serie. Sono convinta che il risultato sia più spaventoso, se si collocano i crimini in una location placida e serena.

Com’è una sua giornata tipo?
Tutti i genitori sanno che può essere molto difficile tenere una routine quotidiana. Quando hai quattro figli, ogni giorno è diverso dall’altro. Ho semplicemente imparato a essere molto disciplinata quando ho la possibilità di lavorare. I bambini vengono sempre al primo posto, perciò nel poco tempo che resta mi assicuro di rispettare il mio programma e scrivere, scrivere, scrivere.

Scrive gialli, ma anche libri di ricette e per bambini. Ne affronta uno per volta o tutti insieme?
In genere porto avanti diversi progetti allo stesso tempo. Passare da uno all’altro mi aiuta a rimanere sveglia e concentrata. Mi piace lavorare in questo modo!

I suoi libri hanno ispirato un libro e due serie tv. Fino a che punto queste produzioni hanno rispecchiato quanto aveva immaginato scrivendo i romanzi?
Vedere i tuoi libri trasformati in un film porta sempre con sé un mix di eccitazione e ansia. È incredibile vedere i tuoi personaggi prendere vita sullo schermo, ma ci sono sempre dei particolari che vanno inevitabilmente perduti. Così ho semplicemente cercato di considerare il libro e il film come due cose diverse e ho sempre apprezzato vedere i miei lavori adattati per lo schermo.

Recentemente diverse attrici hollywoodiane hanno lamentato una disparità tra i loro cachet e quelli dei colleghi uomini. Una differenza di retribuzione rilevata anche nelle aziende di tutto il mondo. Ha mai sperimentato in prima persona questo problema nella sua carriera di scrittrice?
Mi rifiuto di accettare di essere trattata in modo differente in quanto donna. Ed è una filosofia che applico a tutti i contesti. È mia responsabilità in quanto figura pubblica sfruttare i mezzi a mia disposizione per combattere contro la disuguaglianza di genere. Dobbiamo tutti fare la nostra parte per rendere il mondo un luogo più equo per le nostre figlie.

Agatha Christie è (e non sorprende) la sua scrittrice preferita. C’è qualche altro autore o libro che ama particolarmente?
Per molti anni il mio libro preferito è stato Dio di illusioni di Donna Tartt. È un vero capolavoro! Adoro anche Quello che ho amato di Diri Hustvedt e L’amore bugiardo di Gillian Flynn.

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