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Rob Hart: “Non chiamatela fantascienza”

Tre domande all’autore di “The warehouse”

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In teoria The Warehouse (edito in italia da DeaPlaneta) è un thriller fantascientifico. In teoria appunto, perché a chi gli chiede quanta parte del suo libro sia in realtà una previsione del futuro Rob Hart risponde senza mezzi termini: «Penso che molto di quanto ho scritto sia già realtà. Foxconn in Asia è già una live-in company, indossiamo orologi che registrano ogni nostro movimento, le multinazionali sfruttano i lavoratori come fossero prodotti usa e getta e i governi glielo permettono. Ho cercato di rendere il mondo descritto nel romanzo quanto più familiare e realistico possibile, per far sì che la gente si renda conto del fatto che certe cose potrebbero essere all’orizzonte e che molte altre fanno già parte del nostro presente».

Leggendo il libro, la mega-corporation Cloud fa inevitabilmente pensare ad Amazon. Che rapporto ha con la creatura di Jeff Bezos? Sono un abbonato Prime e uso Amazon da anni, ma sto provando a usarlo meno. Parte del suo successo sta nella nostra pigrizia e comodità, è davvero semplice ordinare qualcosa e riceverlo direttamente a casa due giorni dopo. ma a volte, quando sei in cerca di un libro o di un oggetto dif cile da trovare e solo Amazon ce l’ha, ti rendi conto delle ragioni del potere che quella singola azienda ha sull’intera economia.

The Warehouse è stato paragonato a 1984 di Orwell e Fahrenheit 451 di Bradbury, lo vive più come un onore o come un onere?È un onore enorme e francamente mi spaventa un po’, perché è dif cile essere all’altezza. Ho sempre amato autori come Bradbury, Orwell e la Atwood, che scrivono romanzi incentrati su problemi che vedono arrivare all’orizzonte e che li spaventano. Che il mio libro sia associato ad alcuni dei loro mi intimorisce davvero. onestamente, se solo riuscissi a far sì che le persone ripensassero, anche in parte, il modo in cui sono coinvolte nel mondo economico, per me sarebbe già un successo.

In precedenza, ha scritto il thriller Scott free con James Patterson. Cosa ha imparato lavorando con lui? Ho imparato molto su come progettare una trama e intrecciare i personaggi per far evolvere la storia. È un editor fantastico e mi ha fatto guardare al mio lavoro con occhi nuovi. eppure, non ha mai cercato di trasformarmi in uno scrittore più simile a lui, mi ha sempre spinto a raccontare la mia storia, con la mia voce. È stata la parte più bella di questa esperienza, che mi ha reso senz’altro un autore migliore.

Credits Images:

Rob Hart © Anna Ty Bergman