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Museo Fisogni: fate un pieno di vintage

A due passi da Varese, a Tradate, sorge un museo unico, interamente dedicato al mondo delle pompe di benzina. Un tuffo nel passato attraverso una collezione di quasi 7 mila pezzi raccolta da un imprenditore appassionato: Guido Fisogni

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Spesso, dietro a realtà apparentemente anonime si celano storie impensabili, curiosi aneddoti, se non addirittura interi capitoli di vita quotidiana. Ed è questo, in fondo, che raccoglie il Museo delle pompe di benzina Fisogni: pezzi di storia italiana, dal 1892 fino agli anni 2000. «Cento anni di distribuzione della benzina sono cento anni di storie e di aneddoti, che amo raccontare durante le visite guidate alla nostra esposizione», conferma Guido Fisogni, fondatore del museo nonché ex titolare di una impresa edile di costruzioni specializzata in stazioni di servizio.

Intervista al fondatore

Una collezione senza pari

Non a caso, la (smisurata) collezione di questo imprenditore appassionato si ferma proprio ai distributori elettronici: la loro realizzazione in serie ha cancellato qualsiasi traccia di vissuto, rendendo queste attrezzature anonime e indistinguibili. Niente a che vedere, dunque, con il variegato universo evocato invece dai quasi 7 mila pezzi raccolti, in oltre 40 anni di ricerca, da Fisogni: una collezione unica al mondo, che è addirittura valsa all’imprenditore il Guinness dei primati. A differenza, infatti, di altre esposizioni già esistenti all’estero, il museo in questione non si limita a esporre solo le pompe di benzina, ma ricrea al suo interno tutto il mondo delle stazioni di servizio. Ergo: raduna anche i cartelli pubblicitari, le latte, le targhe, i compressori, gli aerometri, nonché i più disparati gadget (purché logati dalle società petrolifere), come per esempio gli accendini e i portachiavi.

A sua volta, la stessa nuova struttura del museo, che da poco ha traslocato a Tradate (Va), è stato concepita per rievocare le atmosfere di un tempo: le classiche teche di vetro da esposizione cedono il passo a sgargianti stanze stipate di pompe, autolavaggi, scritte colorate. Tutti gli oggetti sono messi in fila, uno accanto all’altro, a portata di tatto, per la gioia degli appassionati di motori. L’esposizione continua poi fuori, in un cortile di 500 metri quadri, dove sono stati “piantati” i cartelli: un vero e proprio slalom tra le epoche italiane. Lo spettacolo offerto è pertanto impressionante e spazia da oggetti minuscoli, come appunto i portachiavi, ai più grandi, rappresentati dalle pompe di benzina alte 3 metri risalenti ai primi del Novecento.

1919PRIMI MODELLI BERGOMIAlla fine della I Guerra Mondiale, la milanese Società anonima Bergomi capì che era tempo di nuovi e più aggiornati apparecchi per lo stoccaggio, il pompaggio e la distribuzione di carburanti.

1923DEBUTTO ON THE ROADLa pompa miscelatrice, a quest’epoca già obsoleta negli Stati Uniti, trova nel giovane mercato europeo un’interessante possibilità di sopravvivenza.

1924MERCATO IN FERMENTOA Siap e Nafta, che si contendevano il nascente mercato della distribuzione, si affiancò la Snom (Società nazionale oli minerali) la cui benzina, offerta al pubblico con il nome Victoria, era di origine sovietica

1929L’ITALIA IN VIAGGIOL’Italia conta oltre 200 mila autoveicoli. Al loro servizio circa 16.750 distributori di cui 6.500 della Siap, 5 mila della Nafta (benzina Shell), 4 mila dell’Agip e 250 della Benzina-Petroleum, ormai prossima alla chiusura

1932ARRIVA IL VOLUMETRICODebuttano in Italia i primi distributori volumetrici e, due anni dopo, la Bergomi iniziò a produrre il suo Insuperabile.

PIÙ DI UN SEMPLICE HOBBY A suggerire l’idea di questa singolare esposizione è stata la stessa passione di Guido Fisogni. Tutto, infatti, è iniziato quando, negli anni ‘60, Fisogni ha fondato la sua impresa edile a Palazzolo Milanese: una realtà che l’ha portato a girare per l’Italia e per il mondo, per aggiustare o costruire i distributori di benzina. Proprio durante questi suoi viaggi, ha deciso di raccogliere e tenere da parte il materiale che veniva scartato. Nel tempo, però, quello che sembrava essere solo un passatempo si è trasformato quasi in un secondo lavoro, tanto da spingerlo a cercare pezzi rari da rigattieri e costruttori stranieri, in Svizzera, Inghilterra e Albania.

Il nostro, tra l’altro, non si limitava a recuperarli: li faceva anche restaurare, pezzo dopo pezzo. All’interno della sua ditta, che contava cento dipendenti, c’era addirittura un meccanico esclusivamente dedicato alla revisione degli oggetti destinati al museo. In breve tempo l’esposizione ha dunque attirato curiosi e appassionati, facendo il pieno di visite fino al 2000, anno in cui la ditta è stata venduta e, quindi, il museo chiuso. Ma le passioni, si sa, sono dure a morire, così nell’aprile 2015 Fisogni, incurante dei suoi 74 anni di età, ha deciso di riaprire i battenti, sfruttando l’area più ampia e verde di Tradate (nonché il volano del limitrofo Expo di Milano…).

COLLEZIONE INEGUAGLIABILE Quanto alla collezione, tra i pezzi vintage più gettonati dai visitatori ne spiccano due unici. Il primo è nientemeno che il distributore personale di Mussolini: risalente ai primi del Novecento, è stato realizzato appositamente dall’architetto del regime Marcello Piacentini. Basso e dotato di una sola pistola, questo distributore reca la scritta “benzina pura”: per evitare le sanzioni dell’epoca, il duce si era dotato di un apposito carburante. Fisogni l’ha recuperato a Trieste, dopo svariate ricerche. L’altro pezzo unico è l’impianto di Buckingham Palace della regina consorte Elisabetta, moglie di Re Giorgio VI nonché madre dell’attuale regnante Elisabetta II, segnalato da un collega di Fisogni e poi recuperato da un rigattiere inglese. Rosso e a due bracci, lo si riconosce per l’imponente corona che lo contraddistingue.

Tantissimi, inoltre, i pezzi rari, a cominciare da uno dei primi impianti di benzina in assoluto, risalente al 1892. Non può poi non attirare l’attenzione dei visitatori l’imponente pompa svizzera, il cui modello non è mai arrivato in Italia: un energumeno da 170 chiavi e un solo self. Il meccanismo di utilizzo era il seguente: i clienti abituali disponevano di una chiave personale e di un proprio totalizzatore; si servivano da soli per poi pagare alla fine del mese. Era invece alto appena 40 cm il distributore dell’Agip, pensato per ricaricare gli accendini dei fumatori. E che dire dei distributori manuali a ruote, utilizzati dai farmacisti di fine Ottocento per eliminare i pidocchi dai capelli? Infine, non sfugge ai visitatori il fascino senza tempo dell’autolavaggio, promosso dalla scritta: «Il tempo di una sigaretta e la tua auto è lavata». Un mondo, insomma, di abitudini e culture perdute, ma che conserva ancora tutto il suo charme…