Non chiamatelo Museo

A Villafranca, vicino a Verona, i motori diventano leggenda. Silvia Nicolis punta a rendere redditizia l’attività culturale di famiglia. Ecco come ci sta riuscendo

Sembra strano che Silvia Nicolis, ad appena 37 anni, sia già direttrice del Museo dell’auto, della Tecnica e della Meccanica e, contemporaneamente, anche vicepresidente di Confindustria Verona. Ma questa ragazza, volitiva e determinata, non poteva, con il suo carattere, che seguire le orme del padre Luciano e intraprendere la carriera dell’imprenditrice. Da Luciano, fondatore del museo che porta il nome di famiglia, Nicolis, ha ereditato l’energia, il coraggio e la visione imprenditoriale, coltivata lavorando al suo fianco per diversi anni nell’Azienda di famiglia, la Lamacart, leader in Italia nel settore cartario. Silvia è a capo di un’interessante realtà che si definisce “Museo-Impresa”, un’istituzione culturale “non convenzionale” che promuove conoscenza e innovazione senza perdere di vista obiettivi di crescita e sviluppo. Il museo Nicolis ospita, infatti, collezioni di storia dei mezzi di trasporto e della società degli ultimi due secoli. E non è tutto. Il Museo, che ha sede a Villafranca, alle porte di Verona, propone anche lo “Spazio delle Idee” per mostre tematiche e incontri professionali, i percorsi didattici per gli studenti, un Centro Congressi all’avanguardia, il Centro Documentazione e la Libreria più fornita del Nord Est per gli appassionati del mondo dei motori. Fin dal settembre del 2000, quando fu inaugurato, la Nicolis ha portato la propria visione manageriale nell’istituzione e ha colto la sfida, puntando a far diventare il Museo una delle più importanti realtà private italiane e intuendo da subito che il modello vincente per questo Museo non convenzionale, diverso, interattivo, proiettato verso il futuro, sarebbe stato quello del Museo-Impresa, concretamente impegnato nella promozione culturale delle sue collezioni e nella crescita del territorio, ma solidamente ancorato alla propria vocazione imprenditoriale.

Che cos’è oggi il museo Nicolis?

Mi piace definirlo un Museo-non-Museo, una grande agorà in cui si torna, ci si ritrova perché accadono sempre cose nuove. Un network, una fabbrica di idee e di servizi qualificati verso vari target: dalla business community a cui offriamo servizi congressuali di alto livello, all’operatore turistico a cui proponiamo le Collezioni in un percorso culturale unico al mondo da inserire nei loro tour; dal mondo della stampa e della comunicazione a cui forniamo continui contenuti da condividere con il pubblico, al mondo della scuola e delle istituzioni a cui ci rivolgiamo con programmi specifici e di approfondimento. Naturalmente il Nicolis è anche un riferimento indiscusso nel modo della cultura motoristica internazionale e questo è il cuore del nostro progetto.

Che obiettivi ha come direttore del museo?

Raggiungere una serena autonomia economica è la mia priorità. Per arrivare a questo macro obiettivo vi sono una serie di step intermedi che affino giorno per giorno insieme al mio team. Chiaramente maggiore visibilità e appeal verso il pubblico sono importanti mete da raggiungere.Spesso chi gestisce un impianto culturale rimane convinto che l’immenso patrimonio che custodisce sia sufficiente per garantire il fabbisogno…Purtroppo quasi sempre non basta. È infatti fondamentale costruire intorno ad esso un sistema economico di sostentamento fatto di servizi accessori commerciali che debbono necessariamente essere gestiti con criteri imprenditoriali. Anche aprirsi ad attività di co-marketing serve a darsi maggiori opportunità di lavoro e visibilità. Tutto ciò richiede uno sforzo notevole soprattutto in termini di applicazione quotidiana, ma a mio avviso è l’unica direzione.

Lei è consigliere di Museimpresa. Quali sono gli obiettivi dell’associazione per i prossimi anni?

Museimpresa si propone innanzitutto il rafforzamento dei contatti istituzionali con il Ministero dell’Istruzione e con quello della Cultura. Parallelamente puntiamo a consolidare il rapporto con la business community e a sensibilizzare meglio gli imprenditori sui temi della conservazione e della valorizzazione del proprio patrimonio, un tema su cui c’è bisogno di fare molta educazione in quanto non tutti sono consapevoli delle opportunità legate alla costituzione di un museo/archivio d’impresa o di una struttura dedicata alla conservazione e valorizzazione della propria storia aziendale, in dialogo con il territorio. Vogliamo rendere consapevole di questi valori anche il pubblico e lo faremo attraverso molte iniziative come la Settimana della Cultura d’Impresa, una mostra in occasione del decennale di Museimpresa, il potenziamento dei contatti con le scuole e la valorizzazione dei musei e degli archivi d’impresa come inedite mete turistiche. Una parte consistente dell’attività sarà inoltre dedicata al rafforzamento del network tra i musei e gli archivi d’impresa, lo sviluppo dei rapporti con altre realtà museali e archivistiche europee in considerazione del fatto che Museimpresa rappresenta un unicum nel panorama europeo, e l’attivazione di un dialogo permanente con la Comunità Europea.

Che cosa vuol dire oggi essere una giovane imprenditrice nel nostro Paese?

Siamo in un momento di svolta epocale nel mondo dell’imprenditoria, ciò che prima era efficace ora non lo è più. Per quanto mi riguarda essere una giovane imprenditrice oggi significa disegnare ogni giorno la propria strada e quella della propria azienda in un contesto incerto che richiede costante allerta, velocità operativa, creatività e polivalenza. Non la vedo una criticità ma piuttosto l’opportunità di mantenere la mente allenata, dinamica e sempre vigile su uno scenario più ampio ed internazionale.

Ma ci possono essere anche difficoltà e sfide…

La difficoltà è quella di traghettare l’azienda in questo passaggio dal vecchio e abituale metodo di lavoro (non più redditizio) ad una nuova realtà mutevole ed in continuo cambiamento. Non è semplice far capire a tutti che non si tratta solo di “crisi” ma di un nuovo approccio al mondo del lavoro. La nostra sfida è sicuramente quella di accreditarsi sul mercato internazionale.

Cosa cambierebbe nel sistema impresa italiano?

Farei funzionare il sistema meritocratico che premia il lavoratore che si impegna, anche attraverso agevolazioni fiscali verso l’impresa. Incentivare il miglioramento continuo nel lavoratore e gratificarlo darebbe come conseguenza una maggiore efficienza di tutto il sistema azienda.

C’è spazio per i giovani nell’imprenditoria italiana?

Sono i giovani che dovrebbero mettere in atto questa rivoluzione culturale/imprenditoriale. Sono loro che devono necessariamente farsi promotori dell’internazionalizzazione e sono loro che detengono il controllo dei maggiori cambiamenti multimediali in atto. L’importante è dare loro questa consapevolezza e responsabilità.

E per le donne?

Non ho mai distinto le opportunità lavorative in base al sesso, è sempre e solo una questione di scelte personali.

Come si immagina la sua realtà imprenditoriale da qui a 20 anni?

Il Museo avrà un ruolo fondamentale nel soddisfare il bisogno delle persone di avere punti di riferimento nel passato per essere in grado di interpretare il presente. Mi piace immaginare il Museo come una grande finestra sul mondo, un ponte tra passato, presente e futuro che tra 20 anni possa rappresentare un’eccellenza imprenditoriale ma anche un riferimento culturale internazionale di alto livello.

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