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Lavoro

Le skills che il manager del futuro non potrà non avere

Più formazione di qualità e attenta alle nuove tecnologie per i manager del futuro. Il mercato chiede dirigenti capaci di visione e attenti al cambiamento

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Quali sono le skill indispensabili per il manager del futuro? Che cosa dovrà imparare un dirigente per restare competitivo sul mercato? Ha provato a indagarlo l’Osservatorio Managerial Learning, avviato da Asfor (Associazione Italiana per la Formazione Manageriale) e Cfmt (Centro di Formazione Management del Terziario) proponendo una ricerca quali-quantitativa sullo «stato dell’arte» della formazione del management nelle imprese, studiando e analizzando i principali trend evolutivi/innovativi e best practices.

Le skill indispensabili per il manager del futuro

Le skill indispensabili nell’identikit del manager del futuro sono legate alla velocità e alla trasversalità del cambiamento che investe le imprese. Questo nuovo quadro sollecita nuovi stili e profili di leadership indispensabili alle imprese per competere con successo sui mercati: sono necessari nuovi approcci mentali, rivolti alla tecnologia e al digitale, e nuove competenze che rappresentano altrettante aree di fabbisogno a cui la formazione è chiamata a rispondere. I manager del futuro dovranno dimostrare maggior capacità di: imprenditorialità, elaborazione e condivisione degli obiettivi, riconoscimento e promozione del cambiamento, gestione di team e integrazione generazionale, collaborazione. In questa prospettiva la formazione è una necessità e opportunità per le imprese e per le persone.

Formazione indispensabile per i nuovi manager

L’analisi ha evidenziato come la complessità e la velocità del cambiamento saranno portatrici, in un prossimo futuro, di nuove sfide strategiche, più marcatamente orientate alla trasformazione digitale, all’innovazione del prodotto e del servizio, a rafforzare la relazione con il cliente e a migliorare la sua esperienza come consumatore. Il livello di aspettativa rivolto alla formazione e i risultati che si attendono contrastano con la scarsità del tempo a disposizione e l’impegno limitato che le persone possono dedicarvi. Così come la motivazione deve fare i conti sia con i vincoli e lo stress della mancanza di tempo, sia con un’attesa crescente e selettiva di utilità percepita rispetto alla risoluzione dei problemi, alla trasferibilità dei risultati, alla qualità dell’esperienza di apprendimento e al valore aggiunto rispetto ad altre modalità più informali e meno costose.

In questo quadro, ben il 65% delle imprese intervistate ha dunque attribuito alla formazione un ruolo rilevante di supporto alle strategie e al cambiamento, riconoscendone la capacità di creare senso di urgenza, allineare sulle priorità, sviluppare la leadership, rinforzare l’integrazione organizzativa e culturale. Si conferma e cresce l’esigenza di sviluppare modelli e soluzioni di formazione capaci di coinvolgere, mobilitare energie e fare leva su processi di collaborazione atti a innovare, comprendere e rappresentare il cambiamento, affrontare e risolvere problemi, sviluppando o rinforzando al contempo valori e capacità complesse sul piano individuale e collettivo«Le strategie di apprendimento si dimostrano, in questa prospettiva, uno strumento capace di supportare il raggiungimento di un determinato obiettivo e funzionali a generare il nuovo. Forniscono inoltre una risposta ai bisogni di competenza nella digital innovation», sottolinea Marco Vergeat, vice presidente vicario Asfor.

Quali contenuti per i manager?

Analizzando l’opinione degli intervistati, emergono con chiarezza i principali driver di contenuto per la formazione del management attuale e del futuro prossimo, ovvero:

  • sviluppo della leadership (riconosciuta dall’85% dei rispondenti di rilevanza elevata o molto elevata);

  • innovazione e un approccio strutturato al cambiamento (che ottiene l’81% dei consensi);

  • gestione e valorizzazione dei collaboratori (riconosciuto dal 78% come un set di contenuti di rilevanza elevata o molto elevata);

  • interazione del cliente con l’azienda(alla quale viene accordato un 59%);

  • skills manageriali di base (con un 66% di rilevanza).

Non stupisce che il tema del mindset e delle competenze digitali, nonché quello delle nuove modalità di lavoro, non sia ancora considerato un driver di contenuto di rilevanza prioritaria, perché la trasformazione digitale e i cambiamenti che ne deriveranno non ha ancora generato una consapevolezza chiara delle competenze necessarie.

«La rivoluzione digitale e la crescente presenza di filiere globali stanno trasformando alla radice i modelli di business delle imprese e le loro forme di organizzazione – dichiara Enzo Rullani, direttore T-LAB Cfmt, «muovendo verso l’open innovation collaborativa, la de-verticalizzazione delle vecchie piramidi organizzative, lo sviluppo di maggiore autonomia decisionale e responsabilità a tutti i livelli, passando dalla logica dei silos funzionali o divisionali, rigidamente separati tra loro, a quello dei team, dei progetti, delle competenze trasversali e delle collaborazioni esterne».