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Lavoro

Essere felici fa bene al business

Tecniche e strategie per aumentare solidità e benessere dei dipendenti. E far salire il fatturato. Il 27 e 28 marzo Milano ospiterà il “Positive Business Forum” che, per la prima volta, riunirà insieme i massimi esponenti di psicologia positiva e neuro-economia. Per dimostrare che la scienza può migliorare la redditività aziendale

Capita di rado, ma a volte i grandi eventi internazionali si tengono in Italia. E, anche se è ancora più raro, succede che, proprio nel nostro Paese, prenda il via un’iniziativa di portata internazionale destinata a divenire itinerante nel resto del mondo. È il caso del Positive Business Forum, congresso che vedrà la luce quest’anno, il 27 e il 28 marzo, a Milano (www.positivebusinessforum.com). Qui, la Scuola di Palo Alto, specializzata in formazione e talent management, ospiterà i principali esponenti di un movimento globale che mette al centro solidità e benessere dell’individuo quali leve strategiche per la prosperità di imprese ed economia. «Un panel di personaggi di questo calibro, tutti insieme, non l’ha mai riunito nessuno», ci tengono a sottolineare Marco Masella ed Enrico Banchi, soci della Scuola e organizzatori del congresso. Saranno nove, infatti, i grandi nomi del settore protagonisti della due giorni – tre li abbiamo intervistati in anteprima –, a partire dal “fondatore” della cosiddetta Positive Psychology, Martin Seligman, direttore del Centro di psicologia positiva dell’Università della Pennsylvania (il suo master in materia, tra i più costosi al mondo, vanta liste d’attesa di anni).

GLI SPEAKER

» Martin Seligman – Direttore del Centro di psicologia positiva dell’Università della Pennsylvania» Shawn Achor – Ricercatore ad Harvard; Ceo di Good Think Inc. e autore di The Happiness Advantage» Michelle Gielan – Esperta in Psicologia Positiva ed ex conduttrice del telegiornale alla Cbs» Daniel Gilbert – Professore di psicologia alla Harvard University» David Linden – Professore di Neuroscienza alla Johns Hopkins University e redattore capo del Journal of Neurophysiology» Marcial Losada – Psicologo cileno, direttore esecutivo della Meta Learning. Padre della Losada Line» John Medina – Ricercatore in biologia molecolare e direttore del Centro di ricerche sull’apprendimento neurale applicato» Barry Schwartz – Psicologo, studia i collegamenti tra economia e psicologia. Autore del libro The Paradox of Choice» Paul Zak – Direttore del Centro di studi neuroeconomici della Claremont Graduate University. Inventore del termine Neuroeconomia

L’APPROCCIO È SCIENTIFICO

Non lasciatevi ingannare. Sarebbe fin troppo facile pensare a qualche corrente di pensiero tutta teoria e belle parole. Qui si tratta di scienza applicata al business. Tanto che, osserva Banchi «tutto sommato userei il meno possibile anche il termine psicologia positiva. Benché, infatti, alcuni dei relatori, Seligman compreso, siano psicologi, si sono ormai lasciati alle spalle da un po’ la psicologia in senso stretto. Parliamo di pratiche che danno risultati in tempi brevi, agendo quasi meccanicamente sull’organismo. Si tratta cioè di mettere in atto comportamenti che stimolano determinate risposte da parte del nostro cervello che, a loro volta, inducono reazioni bio-chimiche molto precise». Scienza al 100% dunque, tanto che tra gli speaker si contano anche biologi e neurologi. A confermarne le applicazioni pratiche della materia è stato anche il recente World economic forum 2013, la cui «parola chiave», sottolinea Masella, «è stata un termine molto caro al Positive Business: resilienza». Termine “rubato” all’ingegneria meccanica, che attribuisce questa qualità a un materiale capace di sopportare la fatica, ossia di resistere a un piccolo sforzo costante nel tempo. Rendere le persone resilienti significa dunque “addestrarle” «a non “rompersi” alla prima crisi», spiega Banchi. «Le aziende hanno bisogno di risorse umane che comprendano il contesto in cui si muovono, che non si abbattano di fronte alle difficoltà, ma assorbano il colpo e continuino a lavorare con impegno e creatività, come e più di prima».

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ADDIO AI PREGIUDIZI

Il concetto, dunque, è molto semplice. Ci sono comportamenti, esercizi, piccoli accorgimenti che, è scientificamente provato, hanno un effetto positivo sul nostro cervello. Stimolano cioè reazioni fisiologiche che ci rendono più felici, creativi, produttivi. Ci fanno, insomma, rendere al meglio. Per la felicità dei dipendenti e il bene dell’azienda. Tutto sta nell’analizzare seriamente le condizioni dell’impresa, capire di cosa ha veramente bisogno e mettere da parte decenni di pregiudizi. «Non si tratta di pratiche complesse, anzi bisogna essere anche disposti ad attuare accorgimenti apparentemente banali, l’importante è farlo davvero, routinariamente e per un certo periodo di tempo. Misurandone l’effettiva messa in pratica e i risultati», precisano i fondatori della Scuola di Palo Alto. Non importa che ci crediate o meno, che si tratti di dipingere le pareti di un certo colore o di pretendere dai dipendenti una passeggiata nel bosco due volte a settimana (è quello che richiede Ikea in Svezia, assicura Banchi), alle spalle ci sono anni di studi scientifici. Dopotutto, vista la situazione economica e il fallimento di teorie manageriali e benefit vecchio stile, tentar non nuoce, purché lo si faccia seriamente. Saranno i risultati a parlare. Perché la promessa non è una felicità teorica e non quantificabile, ma un’azienda sana, che guadagna di più. E su questo punto i bilanci non mentono.

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Il 27 e 28 marzo Milano ospiterà il “Positive Business Forum”