Sic a quota 18 miliardi

Cresce il ruolo dell’editoria elettronica e della pubblicità online, ma la tv resta il primo settore

Agcom ha pubblicato i risultati del processo di valutazione del Sic – Sistema integrato delle comunicazioni, che nel 2019 ha raggiunto un valore pari a 18,1 miliardi di euro, pari all’1,01% del Pil, per una flessione dell’1,4% rispetto al 2018. In particolare, l’area dei servizi media audiovisivi e radio pesa per il 48% delle risorse economiche, confermandosi prima per incidenza (49% del Sic 2018). In seconda posizione, il comparto editoriale, con una quota pari al 19,7% mentre cresce l’importanza dell’editoria elettronica e della pubblicità online, che cresce di due punti rispetto al 2018 sfiorando il 20% (19,5%). Completano il quadro le iniziative di comunicazione e sponsorizzazioni (6,4%), il cinema (4,1%), la pubblicità esterna (1,8%) gli annuari (0,2% del settore).

Tutti sotto il 20%

Nessuno dei maggiori gruppi che compongono il Sic ha superato il 20%: in prima posizione c’è Comcast/Sky, con un’incidenza sul totale tra il 15% e il 20%; seguono Rai (10-15%), Fininvest (10-15%), Alphabet/Google (5-10%), Cairo Communication (0-5%), Facebook (0-5%), Gedi Gruppo Editoriale (0-5%), Netflix (0-5%), Amazon (0-5%) e Discovery (0-5%). “La riduzione dell’incidenza sul totale di Fininvest è imputabile in larga parte alla contrazione dei ricavi di Mediaset, la cui quota nel Sic scende al di sotto del 10%”, si legge nella nota. Un andamento a sua volta dovuto in larga parte, spiega ancora Agcom, “alla cessazione, nel corso del 2019, della propria attività nel settore della Tv a pagamento sulla piattaforma digitale terrestre”.

Identikit del settore audiovisivo

Degli 8,72 miliardi di euro che compongono il valore dei ricavi del settore audiovisivo (-3,1% rispetto all’anno precedente), la quota principale deriva dai servizi in chiaro (4,78 miliardi, -0,5%), seguita dai servizi a pagamento (3,2 miliardi, -8,1%) e dalla radio (692 milioni, +4,1%). I servizi in chiaro contano dunque per il 55% del settore, seguiti dal 37% dei servizi a pagamento e l’8% della radio. Se i ricavi derivanti dalla pubblicità risultano in flessione (-3,9% sul 2018, appena sotto i 3 miliardi di euro), crescono le risorse derivanti canone, pari a 1,7 miliardi (+2,3%) e da da convenzioni e provvidenze (175 milioni, +50,2%). La televisione conta per il 93% dei ricavi del comparto, dove cresce del 39,6% la componente online delle offerte tv a pagamento (che complessivamente hanno generato ricavi per 3 miliardi).

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