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Dieci anni ma sembra ieri

Quest’anno è l’anniversario della bolla della new economy. Ecco chi erano (e cosa fanno oggi) gli alfieri della rivoluzione tecnologica italiana

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Il modo migliore per spiegare che cosa succedeva ai tempi della new economy è una vignetta apparsa nel 1999 sul New York Times. Un giovane “smanettone” di Internet si trova nella sede di una grande banca in cerca di progetti da finanziare. Il ragazzo dice: «Il mio business plan prevede che perderò 100 milioni di dollari il primo anno e 200 il secondo». E il banchiere, entusiasta, con gli occhi fuori dalle orbite per la contentezza, gli risponde: «Wow! Quanto ti serve per perdere tutti quei soldi?».Sono passati dieci anni da allora e oggi tutto questo sembra una follia, eppure succedeva proprio così: progetti che non avevano nessuna possibilità di diventare profittevoli sono stati finanziati a decine e a piene mani da improvvisati fondi di venture capital all’unica condizione che, in qualche modo, avessero a che fare con Internet. Poteva bastare anche solo l’apertura di un rudimentale sito web. I fondi non valutavano la bontà del piano perché nessuno era in grado di prevedere lo sviluppo di Internet. La loro decisione di investimento si basava sulla statistica: un progetto su dieci sarebbe stato di successo, ma per “scoprirlo” occorreva finanziare, e diventare soci, di altre nove le cui perdite sarebbero state ampiamente ripagate dai proventi della quotazione in borsa dell’unica società di successo. La follia di quegli anni travolse tutto e tutti e tra i primi, la borsa. Anche in Italia, dove il Nuovo Mercato, segmento di Piazza Affari dedicato alle dot.com, accoglieva praticamente di tutto. Di quelle società, oggi, ne sono rimaste pochissime e anche le fortune che i manager di allora avrebbero messo da parte con le speculazioni finanziarie, in realtà, sono state ben poca cosa. Tanto è vero che praticamente nessuno di loro ha comprato un’isola dove vive da nababbo. E pochi si sono fatti la barca. La stragrande maggioranza ha semplicemente cambiato mestiere, alcuni rimanendo nell’ambito delle tlc e delle nuove tecnologie, altri, la maggior parte, si occupa di tutt’altro. Ecco chi erano e chi sono diventati gli alfieri della new economy all’italiana.