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I rischi per le grandi imprese in Italia

Il punto di vista dei Chief Risk Officer a seguito della pandemia

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Nella complessa fase storica che le grandi aziende stanno affrontando, le minacce percepite per il proprio business in Italia riguardano da un lato categorie di rischio “tradizionali” (come quelle finanziarie e operative), e dall’altro rischi emergenti come ad esempio quelli informatici, reputazionali e ESG. Si possono riassumere così le principali evidenze della CRO Survey di Deloitte. Lo studio, alla sua seconda edizione, è volto a comprendere la percezione di alcuni responsabili della gestione del rischio e Chief Risk Officer (CRO) in merito all’evoluzione degli scenari nelle grandi aziende in Italia. Gli intervistati, che appartengono soprattutto al mondo dei servizi finanziari ma non solo, hanno fornito il loro punto di vista sulla diffusione e rilevanza delle principali categorie di rischio.

L’analisi categoria per categoria
  • Rischi strategiciIn questo ambito i principali rischi percepiti dalle aziende intervistate sono quelli relativi all’innovazione e alla capacità (o meno) di fronteggiarla. Si percepisce soprattutto il rischio di bassa reattività ai cambiamenti del mercato (per 3 rispondenti su 4), mentre 2 su 3 percepiscono rischi legati al fallimento di prodotti o servizi. È prevista in crescita l’attenzione al rischio relativo all’ingresso di player disruptive nel proprio settore (un rischio per 1 rispondente su 2) così come per i rischi geopolitici, trend che potrebbe essere stato accentuato dall’emergenza Covid-19.

  • Rischi reputazionaliTre rispondenti su 4 ritengono che nella propria azienda ci sia oggi un rischio di cattiva condotta, mentre è attesa in crescita nel prossimo anno dalla maggioranza degli intervistati la rilevanza dei rischi reputazionali legati ai temi ESG.

  • Rischi finanziari Il rischio legato ai tassi di interesse è ancora rilevante per 3 rispondenti su 4. Tuttavia, il rischio connesso alla volatilità del mercato azionario è percepito in aumento dalla maggioranza degli intervistati. Il risultato può essere spiegato da una crescente incertezza economica dovuta all’emergenza Covid-19, che sta generando turbolenze sul titolo mercati e crescente volatilità.

  • Rischi di liquidità e di credito Due rispondenti su 3 dichiarano che ad oggi è presente il rischio di default per aziende finanziarie e non, rischio che ha un impatto medio e un trend previsto in crescita nel prossimo anno.

  • Rischi informatici Tutta l’attenzione è rivolta al tema della cybersecurity, che rappresenta un fattore di rischio per la totalità degli intervistati, con un trend in crescita previsto nel prossimo anno. Ad oggi risulta invece minore la percezione del rischio rispetto ad altre tecnologie, come il cloud computing (per un rispondente 1 su 2) e l’intelligenza artificiale (ad oggi un rischio solo per un intervistato).

  • Rischi alla salute Due intervistati su 3 pongono l’attenzione sul tema della salute e sicurezza del lavoro, come rischio presente nelle proprie aziende, con un impatto medio e un trend stabile nel corso del prossimo anno.

  • Rischi ESG Se quello del rischio ambientale e del cambiamento climatico è un tema che più in generale ha dimostrato la sua rilevanza negli ultimi anni, come dimostrano studi e report internazionali, l’emergenza COVID-19 ha posto l’attenzione anche su altri rischi che rientrano in questa categoria, come ad esempio i rischi legati alla supply chain o alla salute delle persone (per 1 rispondente su 3).

L’impatto della pandemia sul lavoro dei Chief Risk Officer

La CRO Survey di Deloitte si sofferma inoltre sugli impatti che l’emergenza Covid-19 ha avuto sulla professione dei CRO e sull’operatività delle funzioni di risk management: le interviste, condotte tra ottobre e novembre 2020, si sono infatti svolte in un momento ancora di incertezza e di emergenza, consentendo di raccogliere le sfide e i bisogni emersi in questo periodo.

  • Il remote working non ha avuto particolari impatti sulla qualità del risk reporting. Tre rispondenti su 4 hanno dichiarato di non aver riscontrato difficoltà nella condivisione di dati e nella collaborazione con altre funzioni, e che le scadenze ordinarie sono state rispettate anche nel corso dell’emergenza (per la quasi totalità degli intervistati).

  • Nel corso dell’emergenza sanitaria gli early warning indicator hanno aiutato quasi tutti i CRO intervistati a individuare gli impatti derivanti dalla crisi pandemica; anche gli emergency plan hanno funzionato in generale come atteso (per 3 rispondenti su 4).

  • Le principali difficoltà riscontrate riguardano le metodologie per la scenario analysis: 2 rispondenti su 3 hanno dichiarato che la propria azienda ha avuto difficoltà in questo ambito.

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Foto di Wokandapix da Pixabay