Rischio default Sicilia, vertice Monti-Napolitano

“Incontro imprevisto e urgente”, quello tra il premier e il presidente della Repubblica sulle sorti della Sicilia, Regione indebitata per oltre 5 miliardi e definita la ‘Grecia d’Italia’

Un vertice “imprevisto e urgente” tra il presidente del Consiglio Mario Monti e il capo dello Stato, Giorgio Napolitano sulla difficile situazione della Regione Sicilia, a rischio bancarotta. L’annuncio del vertice tra le due figure politiche principali dell’Italia è arrivato dallo stesso Napolitano che, salutando gli ospiti di un seminario sul diritto costituzionale alla Biblioteca del Quirinale, si è scusato per la brevità del suo intervento. Fra i temi dell’incontro ci sarebbe anche la Sicilia per la quale il premier nutre serie preoccupazioni di default a causa dell’alto indebitamento della Regione. Ieri il premier aveva spinto il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, a confermare le dimissioni, dichiarate pubblicamente, per il 31 luglio perché, si legge in una nota di Palazzo Chigi “le soluzioni che potrebbero essere prospettate per un’azione da parte dell’esecutivo non possono non tener conto della situazione di governo a livello regionale ma anzi devono essere commisurate ad essa, in modo da poter utilizzare gli strumenti più efficaci e adeguati”.GRECIA D’ITALIA. La difficile situazione della Sicilia, causata anche da una cattiva gestione dell’amministrazione pubblica, l’ha portata a essere definita la Grecia d’Italia. A utilizzare questo termine di paragone anche il Corriere della Sera che ha riassunto la situazione economica di una Sicilia indebitata per oltre 5 miliardi di euro. Più di 20 mila i dipendenti (quattro volte quelli della Lombardia) e 16 mila i pensionati a carico della Regione che contribuiscono a una spesa record per il personale di 1,6 miliardi di euro. Ma tra numero di forestali, formatori professionali, dipendenti della Sanità e precari a vario titolo gli individui che ricevono una busta paga dalla Sicilia sono 144.147. Crediti difficilmente esigibili pari a 15 miliardi di euro (alcuni risalgono al più di 30 anni fa) sono stati utilizzati per far quadrare dei conti che registrano oltre 17 miliardi di passività.

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