Il made in Italy resiste: nel 2020 l’export supererà i 500 mld

A trainare la crescita del settore i prodotti agroalimentari, seguiti dai beni farmaceutici. I Paesi più interessanti sono Brasile, India ed Emirati Arabi

Nonostante le guerre dei dazi, la Brexit, il difficile momento che sta vivendo l’economia globale, la situazione complicata in cui il nostro Paese versa da mesi, il made in Italy resta un marchio di garanzia. Secondo il rapporto Il futuro delle imprese italiane passa ancora per i mercati esteri di Sace Simest, la società della Cdp (Cassa depositi e prestiti) che si occupa di internazionalizzazione, infatti, le esportazioni verso l’estero non subiranno flessioni. Anzi, cresceranno: se nel 2018 l’export italiano è aumentato del 3,1%, le stime per il 2019 parlano di un +3,4% e quelle per il triennio 2020-2022 di un +4,3% medio annuo. “A questo ritmo, le vendite estere di beni italiani arriveranno a toccare il valore di 500 miliardi nel 2020 e supereranno i 540 miliardi nel 2022” si legge nel report. Quest’anno a spingere le vendite dei prodotti italiani fuori dai confini nazionali sarà uno dei nostri cavalli di battaglia: i prodotti agroalimentari (con un +3,8%). A seguire i beni farmaceutici (+3,6%), l’abbigliamento e arredamento (+3,4%) e i beni di investimento (+3,1%).

Naturalmente, non mancano le incognite. A partire dall’escalation commerciale: nel caso in cui gli Usa imponessero dazi al 25% su import cinese e auto, per esempio, le esportazioni italiane aumenterebbero più lentamente (-0,2 punti percentuali nel 2019 e -0,6 nel 2020). Del resto, non bisogna dimenticare che il complicato puzzle geopolitico ha già fatto tagliare per il 2019 le previsioni di crescita del commercio internazionale al 2,5%, in volume: ben al di sotto del 4,8% del 2018 al 6,5% del 2017. La soluzione? Secondo Sace Simest le imprese tricolori dovrebbero “focalizzarsi sempre più verso quei Paesi che stanno varando programmi di upgrade industriale, miglioramento infrastrutturale e sviluppo urbanistico per sostenere la crescita, dimostrando maggiore apertura alle partnership estere. Tra questi in particolare Brasile, India ed Emirati Arabi, che da soli nel 2022 domanderanno dall’Italia 2,5 miliardi di euro di export aggiuntivo rispetto al 2018”. Anche l’Arica Subsahariana è un’area da guardare con attenzione (+6% quest’anno) mentre Medio Oriente e Nord Africa sono in sofferenza (-7,4%).

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